Un napoletano trapiantato in Valdarno tra i dirigenti di IVV

Antonio Serio, 59 anni, è il vice presidente dell’IVV. Lo è ormai da qualche anno: entrò in Consiglio di Amministrazione nell’ultimo periodo della presidenza Guidelli ed i soci della cooperativa gli hanno mantenuto la fiducia anche successivamente con la presidenza Pellegrini, ed in virtù dell’ampio consenso ottenuto dalla base sociale, è stato nominato Vice Presidente.

Sicuramente questa rappresentatività verso i soci, maturata in tempi di difficoltà, Antonio Serio la deve alla sua origine napoletana, al suo pacioso approccio alle questioni, alla capacità di ascoltare.

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Tutto parla in lui di napoletanità, e comunque ci tiene a ricordare che ha anche sangue valdarnese. La nonna Faustina era di Bucine, ma in tempi di guerra dovette sfollare al Sud dove si sposò ed ebbe Ernesto, padre di Antonio.

“Mio padre – ci dice il Vice presidente di IVV – lavorava alla Cassa marittima meridionale e si occupava dell’ufficio Assistenza lavoratori del Mare. In Valdarno intanto la nonna era già tornata e 3-4 volte l’anno soggiornavamo anche noi in zona, a Levanella, in un casolare in affitto della Fattoria Rabotti. Con la Riforma sanitaria del ’77-’78, a mio padre si presentò l’occasione di trasferirsi e accetto di lavorare a Firenze all’Inps di viale Belfiore. Non avevo ancora diciott’anni e la mia vita ricominciava in quest’altro luogo che comunque sento di mia appartenenza”.

Antonio Serio, vicepresidente dell’IVV

“Da ragazzo ho fatto di tutto – racconta Antonio -. Lasciati gli studi, ho fatto il tuttofare per quattro anni; nell’85 trovai una collocazione stabile come portiere alla Bering, poi mi sono dato all’impiantistica per conto di Telecom, quindi ho iniziato a lavorare con una ditta aretina che installava commutatori Lcr per Infostrada. Solo nel 2000 venni assunto dall’IVV, ricordo che tutto nacque da un annuncio in tv: cercavano persone mature, non giovanissime, da impiegare nel reparto di composizione. Era richiesta la disponibilità a fare turni, anche di sabato e domenica, a ogni orario, tutti i giorni dell’anno. La prima impressione su dove ero capitato me la dettero i genitori di un amico – “Beh, allora, ti sei sistemato: farai soldi palate” -. Me lo ricordo bene, mi impressionarono. Loro che erano di qui e conoscevano la storia del Valdarno e delle sue aziende. In effetti, erano anni floridi per la cooperativa. Quando si andava in fiera, c’era bisogno di 7-10 persone per sistemare in bella mostra tutto il nostro campionario. Ma gli anni successivi segnarono l’inizio dei primi dati in controtendenza, avvisaglie di crisi congiunturali più grandi”.

Antonio Serio è anche il Responsabile della Logistica di IVV. Il suo quartier generale è il grande magazzino di stoccaggio e spedizioni a Botriolo nel comune di Castelfranco di Sopra-Piandiscò, collegato alla fabbrica e alla “Nave” in riva d’Arno, a San Giovanni, da un servizio di navetta. Si provvede alle urgenze con personale interno, mentre le spedizioni ordinarie vengono gestite coordinando il lavoro di ditte e spedizionieri esterni.

Al lavoro nel centro spedizioni di Botriolo

Chiediamo di capire di più su numeri e modalità del lavoro, ora che anche in questo comparto la crisi ha morso molto e la pressione inflattiva sta aggiungendo dolore…

“Il Nolo-Mare per un box diretto a Qingdao, che per noi è un porto cinese importante, è lievitato in poco tempo da 2-2500 euro a tredicimila – ci spiega -. Il nostro reparto che aveva 12-13 operativi li ha ridotti a quattro. Facciamo spedizioni almeno una volta l’anno in 90 differenti Paesi: un tempo lavoravamo all’80% con l’Italia e il resto era suddiviso fra Europa e Resto del Mondo; oggi la cosa si è completamente ribaltata: 50% fra Italia ed Europa e 50% nel mondo. A facilitare il nostro lavoro è la nostra organizzazione: oggi il magazzino è interamente informatizzato, la merce è interamente allocata e registrata a sistema. La mattina riceviamo gli ordini da evadere più quelli in previsione, mettiamo in piedi il peaking produzione con supporti informatici e pistole etichettatrici. Così evadiamo in media venti ventidue ordini al giorno, con il nostro packaging che di per sé è già esponibile e tutto pallettizzato. A questo si aggiunge la parte amministrativa e la parte di relazioni con spedizionieri abituali e quelli a spot”.

Torniamo all’aspetto della carica amministrativa, grandi responsabilità, grandi opportunità… “Direi soprattutto grandi manifestazioni di fiducia – precisa Antonio Serio -. Nel corso di un rinnovo dell’organo di amministrazione, furono in molti i soci anziani che mi chiesero se ero disponibile a candidarmi in Cda in qualità di rappresentante della base sociale. Era solo sei anni che ero in Azienda, ma avevo dato loro impressione che avrei potuto attaccare a compiere questa esperienza. In maniera per me inattesa raggiunsi il maggior consenso ed entrai nel Cda. La prima esperienza fu però breve: quell’anno registrammo una perdita importante e l’Azienda fu costretta a prendere provvedimenti attuando una ristrutturazione che fu concordata con i consulenti di Legacoop. Questi provvedimenti non furono presi bene e l’assemblea dei soci volle manifestare il proprio dissenso sfiduciandoci: il presidente Guidelli decise di dimettersi e non ricandidarsi per il nuovo consiglio. Io invece mi ricandidai e ottenni un altissimo consenso da eletto. Fu eletto anche Massimo Pellegrini e il nuovo Cda cooptò lui Presidente e me vice”.

Antonio Serio nell’Ufficio di vicepresidente

Era il 2007, il primo di lunghi anni difficili, in cui la congiuntura e la concorrenza sleale a livello mondiale hanno fatto male. “Un periodo, un lungo periodo che ho vissuto con partecipazione e sacrificio – ci dice il vicepresidente -: le ristrutturazioni hanno colpito i processi produttivi e anche il personale. Sono state il frutto di scelte che devono essere fatte e che bisogna caricarsi sulle spalle per andare avanti. L’aspetto del bene generale deve sempre prevalere sul coinvolgimento personale. Questi eventi sono riaccaduti nel 2017, un altro anno abbastanza difficile. In veste di amministratore è anche difficile stare su un doppio binario. Da una parte conosci tutte le pieghe delle problematiche e ci combatti tutti i giorni, dall’altra il senso di dovere della rappresentanza mi impone di essere il più trasparente possibile con chi chiede di sapere, ma alcuni aspetti, per il bene comune, devono restare riservati. Per me che sono molto emotivo ed empatico, a volte la serenità è difficile da raggiungere e quando posso, se mi prendo una pausa, cerco di averla fuori da Montevarchi e San Giovanni”.

La sua considerazione finale? “Svolgiamo uno dei mestieri più antichi del mondo – conclude Serio -. Un mestiere che ci arricchisce, che vorremmo continuare a fare e per il quale è sempre più difficile avvicinare giovani al mestiere. Ma questo lavoro e la dignità delle persone, dei soci lavoratori, sono le cose più importanti. Ci battiamo ogni giorno per realizzare questo obbiettivo, in un panorama difficile, cui di recente si è aggiunto il problema dei costi dell’energia. La concorrenza che ci fanno Cina e Turchia in particolare, si avvale di condizioni di lavoro molto diverse dalle nostre che si ripercuotono sul costo dei prodotti. Noi puntiamo sulla nostra originalità, sulla nostra capacità di eseguire lavori a regola d’arte. E contiamo di farcela, magari con qualche aiuto dall’esterno. Dobbiamo tornare ad essere quella grande famiglia che San Giovanni ha sempre conosciuto”.

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