Massimo Vita, classe ’62, origini cilentane, ha studiato a Napoli e Torino, dove è stato dirigente della locale sezione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e ha avuto le prime esperienze politiche. Oggi è una presenza concreta della vita sociale cittadina.
Nasce vedente ma perde gradualmente la vista a causa di un ordigno di guerra che porta via suo fratello, ha conseguito un diploma in vigilanza scolastica a UniSalerno e l’ha esteso con vari corsi alla pedagogia. Ha insegnato in vari corsi polivalenti e gestito per due anni i laboratori di pedagogia speciale all’Università di Salerno.
Si è formato una famiglia. Ha insegnato, formato e coordinato, finché, proporzionalmente alla sua crescita di presenza nell’associazionismo del Terzo Settore e della Difesa dei diritti, la sua vocazione si è rivelata nel campo della tutela e della sorveglianza delle prerogative dei diversamente abili.
Ha avuto il ruolo di vice presidente nazionale dell’Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione. Quand’è arrivato a Siena – molti anni fa – non si è messo in fila ad aspettare un turno allo scoperto che altri dovevano decidere per lui. La sua voce è stata insistente, presente, agguerrita e continua: e le porte si sono aperte, ha avuto voce e seguito istituzionali in materia di barriere architettoniche, soprattutto quando era vice presidente della consulta provinciale della disabilità presieduta da Agostino D’Ercole, consenso e supporto nel mondo del Terzo settore.
La politica l’ha sempre intrigato. Probabilmente perché la vedeva come un mezzo per fare di più è meglio. Tendenzialmente sta nel fronte progressista, ma ancora una volta punta più all’obbiettivo che all’ideologia.
E’ così Massimo?
“Si, penso più alle cose concrete che alle teorie ma ritengo di avere una ideologia che mi guida: la solidarietà. Enrico Giannelli di me diceva: “E’ come un centravanti che sa tirar di destro e di mancino e come carattere è un combattente che punta diretto all’obiettivo”. Adesso il mio obiettivo è restituire ciò che questa città e la sua gente mi ha dato in questi anni”.
Ci permetta di inquadrarla. La sua scesa in campo è datata 23 febbraio 2022 – https://www.gazzettadisiena.it/massimo-vita-scende-in-politica-non-dialoghero-con-lattuale-amministrazione-lintervista/ -. Si rivolge al Terzo Polo Civico ma si augura di fare il proprio cammino nello schieramento del Centrosinistra, inoltre rifiuta il dialogo con l’attuale amministrazione De Mossi, e quindi pensiamo anche il centrodestra tradizionale. Cominciamo di qui. Perché no assoluto a De Mossi? Frizioni per la nomina della Consulta del Terzo settore o c’è di più?
“Io ho provato a dialogare con il Polo civico e con il Centrosinistra perché ritenevo, e ritengo, ci fossero le ragioni per un’alleanza sin dal primo turno: non per il bene delle diverse forze politiche ma per il bene dei cittadini. A De Mossi e al Centrodestra dico no perché i principi che guidano le forze di questa coalizione non rispondono al mio vissuto e alle mie idee. Io credo e mi batto per l’inclusione, per la solidarietà, per la libertà e per una politica che coinvolga i cittadini nelle scelte, mentre questo sindaco ha chiuso le porte alla partecipazione. Lui, da presidente dei probiviri dell’associazione “Tutela Ciechi”, ha permesso che fosse espulso l’unico cieco presente in quella associazione”.
Possiamo definire il suo approccio alle candidature come molto variegato? Prima ha provato da solo, poi ha cercato nell’ambito dei civici, poi si è diretto sul Centrosinistra dove ha trovato una comunità di intenti con un nutrito gruppo di simpatizzanti della Sinistra Guido Bellini: “Primarie: opportunità per recuperare un elettorato che rischia di sparire” – SienaPost e Micheli: “Facciamo le primarie per il candidato di centrosinistra” – SienaPost – che chiedono, come lei, di attivare l’istituto delle primarie nella nascente coalizione. Ci spieghi la strategia politica, per favore…
“Io non ho mai affermato di voler procedere da solo e non ho mai aderito a gruppi politici o civici ma, volutamente, ho costituito un luogo che è ancora aperto – https://www.facebook.com/profile.php?id=100078688064360 -, nel quale dialogare con tutti coloro che ne hanno voglia. Come ho detto, ho proposto al Centrosinistra e al Polo civico di sederci di fronte ai cittadini e scegliere una modalità comune al fine di costruire una proposta che fosse “per”, e non contro. Rimuginare sulle cose passate è del tutto inutile. Le responsabilità politiche le stabilirà la storia e, se ve ne sono gli estremi, la magistratura. Adesso il Polo civico ha fatto la sua scelta e, a mio avviso, è una scelta suicida perché presuppone che tra primo e secondo turno vi sia spazio per accordi. E questa è politica vecchia. I civici poi, così civici non sono”.
Alla luce attuale, il suo percorso inizia il 21 novembre di un anno fa, quando ha creato il gruppo Liberisolidaliprogressisti, aperto a un’ottantina di soggetti locali e la cui gestione aveva affidato a un’ex assessore della Giunta Valentini, poi la chat è diventata una pagina Fb e il gruppo si è chiuso. Se dovesse prevalere il progetto di riunione di identità comuni a sinistra, senza primarie, come sembra essere l’intenzione di Enrico Letta che l’ha attuata alle Regionali e alle Suppletive di Siena, lei – che ha dichiarato di essere il solo candidato scoperto con Pacciani – correrà per sindaco al primo turno con la lista Liberisolidaliprogressisti?
“Io non ho mai affidato niente ad Andrea Sbardellati ma, come ho detto, ho creato un luogo a cui ho invitato chi mi è vicino e chi è vicino alla città ma il gruppo è ancora aperto. Continuo a credere che ci vogliano le primarie di coalizione e non mi pare siano del tutto escluse. Ci sono altri gruppi che condividono la mia proposta e dato che qualche giorno fa anche il nostro gruppo ha partecipato al tavolo del Centrosinistra ci sarà da discutere. In merito a una mia candidatura autonoma a Sindaco, questo potrebbe succedere solo se vi fossero delle chiusure nel tavolo del Centrosinistra perché altrimenti mi comporterei come il Polo civico. Sono ancora fiducioso e chiedo che la mia disponibilità sia totale e debba essere presa in considerazione. Ma non amo gli ultimatum”.
“Posso – continua Massimo Vita – ricoprire diversi ruoli: dal distributore di volantini al candidato a Sindaco. Ho avuto diverse offerte anche di assessorato ma ho ricordato a tutti che ci si candida a Sindaco, o a consigliere comunale, e non ad assessore. Io ho anche proposto un Comitato di garanzia per le scelte dei candidati e attendo risposte. Si devono comporre liste che dimostrino la volontà di cambiamento”.
Ci sono abbastanza chiare due cose. La prima è che le ultime amministrative senesi (2018 e 2013) si sono chiuse al ballottaggio con qualche centinaio di voti a separare i pretendenti. La seconda è che la sua pervicacia e la sua onestà le attribuiscono, a cominciare dal Terzo settore, un pacchetto di voti che potrebbe rivelarsi decisivo. Quindi ci sarà un momento in cui con qualcuno dovrà discutere di programmi e di intese… Cosa dei primi ritiene ineliminabile negli assetti che Siena avrà in futuro?
“Mah, sa, i programmi si scrivono e possono anche essere molto belli, ma se non si affidano alle persone giuste rimangono lettera morta. Ci vogliono i programmi, e se ne sta parlando, ma ci vogliono soprattutto metodo di lavoro e una squadra di persone competenti e libere”.
“Ho anche detto che le forze della coalizione – specifica Massimo Vita – non devono imporre gli assessori al sindaco ma fornire una rosa di nomi nella quale il sindaco potrà scegliere e, mio avviso, lo dovrebbe fare prima del voto. So che questo sarà difficile, ma se io non vedrò chiari segni di discontinuità con i metodi del passato, non mi lascerò coinvolgere. Ho fatto alcune proposte come: un polo musicale di alta specializzazione che metta insieme le due realtà di Chigiana e Siena Jazz; ho proposto una Consulta della cultura; un Progetto di riassetto urbanistico da concordare anche con i comuni confinanti; un Piano per la valorizzazione dei contenitori culturali che oggi non dialogano tra loro; ho proposto di riportare il Comune nell’ambito dei comuni per la legalità con la riadesione a “Spazio pubblico”; ho proposto di far ripartire gli accordi di quartiere per coinvolgere il terzo settore nella gestione dei beni pubblici; ho proposto di mettere al centro le persone e con esse le loro emergenze; di far dialogare meglio e più efficacemente le associazioni del terzo settore ma anche un grande lavoro che faccia dialogare tutte le forze sociali della città. Tutto questo si potrà fare se al centro ci sarà Siena e non gli interessi di parte. Io non sono un uomo di parte e mi offro come strumento di dialogo”.
Come moltissimi altri genitori senesi. Lei ha tre figli che l’hanno seguita a Siena e qui hanno completato gli studi; al momento in cui hanno dovuto inserirsi nel mondo del lavoro hanno dovuto far scelte di distanza, uno oltre Appennino e l’altra in Scozia. Le proponiamo un parallelismo, forse improbabile: non è che questa città a furia di far fuggire le sue energie migliori diventerà nel suo complesso diversamente abile?
“Il mio primogenito ha studiato a Sapri e a Pisa ma poi ha scelto Modena per amore e lì ha trovato lavoro; la secondogenita ha studiato qui ma, dato che è arrivata da adolescente, non è riuscita ad integrarsi e ha scelto la Scozia. Giulia, la più piccola, è una contradaiola e, per sua fortuna, ha vinto già tre carriere. Comunque il problema esiste ed è da affrontare con serietà e senza fughe in avanti. Ritengo che dal dialogo con le forze sociali e costruendo un patto tra tutte le forze in campo questo problema possa risolversi o avviarsi alla soluzione. Penso però che per trattenere i numerosi giovani che vengono a studiare a Siena si debbano costruire luoghi e occasioni per farli vivere insieme e dar loro la possibilità di esprimersi. A Siena ci vuole uno spazio multifunzionale per gli spettacoli e, in questo senso, si potrebbero utilizzare tre realtà importanti come: Palasport, Stadio e soprattutto Fortezza”.
“Non si deve improvvisare – continua Massimo Vita – ma studiare coinvolgendo esperti di livello locale, nazionale e internazionale. La prossima amministrazione dovrà affrontare il nodo trasporti e, piuttosto che sognare l’alta velocità o l’aeroporto internazionale, si devono realizzare ferrovie veloci che ci colleghino a Firenze e Chiusi ma anche a Grosseto. Poi, Siena deve essere guida del territorio anche nello studiare un piano urbanistico di largo respiro per far sì che non si consumi suolo in modo dissennato…”
Nel suo più recente post – https://www.facebook.com/massimo.vita.90 -, rivolto ai cittadini e ai suoi 2819 followers, dice che “davvero non se ne può più di soprusi, clientele e di scelte incomprensibili”. Vorremmo darle modo di articolare queste affermazioni, citandoci aspetti e situazioni che hanno provocato il suo disgusto…
“Mi riferisco agli atteggiamenti di chi si erge a salvatore della patria ma dimentica di essere stato parte del dissesto avvenuto a Siena; mi riferisco a quando l’Amministrazione parla dei senzatetto come un problema di decoro urbano; mi riferisco al fatto che la Consulta della disabilità e l’Osservatorio per le barriere architettoniche sono di fatto svuotati di significato e ruolo; mi riferisco al fatto che tante realtà del terzo settore si sono viste chiudere le porte in faccia”.
E dice anche che intende relazionarsi con chi ha “la volontà di assicurare a questa città un futuro degno della sua storia”. A noi piace questa voglia di prospettiva… Come se la immagina la nostra città fra quindici anni?
“Io mi immagino una Siena con un grande fermento culturale che veda un’azione comune di tutti gli attori culturali senza preclusioni; mi immagino una Siena che costruisca, con i comuni vicini, un’alleanza per la gestione di tanti servizi e, perché no?, come esiste la Società della salute possa esistere una Società per l’assetto del territorio”.
Nel timore di non aver afferrato la completezza della sua proposta, chiudiamo con una domanda che spesso facciamo. Ci dia per favore le risposte alle domande che non le abbiamo fatto?
“Mi aspettavo questa domanda, ne ho due. Se dovesse essere candidato a Sindaco, farebbe una sua lista? Vi avrei detto di no perché la riterrei poco rispettosa delle liste della coalizione che sosterrebbero la candidatura. Poi mi sarei aspettato questa domanda: cosa farebbe nei primi cento giorni del suo impegno amministrativo? Qualunque sarà, se ci sarà il mio ruolo, nei primi giorni cercherò di aprire le porte e le finestre del Comune perché diventi una casa di vetro aperta alla partecipazione e al controllo dei cittadini perché l’amministratore non deve essere solo di chi lo ha votato ma di tutta la città”.
(Le foto utilizzate sono Foto pubbliche di facebook)