E dopo il voto? A chi ha vinto cosa succede?

Non abbiamo resistito. L’aver così a portata di mano Maurizio Cenni, due volte sindaco di Siena, ci ha portato a volergli far descrivere cosa succede a un sindaco che viene eletto.

Lo ringraziamo per essersi reso disponibile all’intervista.

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Già a metà pomeriggio di lunedì, chi ha vinto potrà cominciare a festeggiare, ma quando potrà entrare davvero in Comune e sedersi al tavolo del sindaco?

“Dal punto di vista formale bisogna attendere la proclamazione da parte del Presidente dell’Ufficio Elettorale Centrale, quindi nel caso di ballottaggio le operazioni di scrutinio e verifica sono più semplici, Mercoledì mattina, quindi, la nuova sindaca si dovrebbe insediare”.

Il predecessore in questa trafila che ruolo deve avere?

“In questi casi dipende anche dai rapporti umani e personali. Non è previsto un vero e proprio passaggio formale di consegne. Ricordo che quando toccò a me fare il passaggio, attesi il nuovo sindaco, gli consegnai simbolicamente la fascia tricolore ed una delibera di giunta in cui avevamo elencato le cose in itinere e le criticità da affrontare. E gli feci gli auguri. Quando mi insediai io, invece, venendo da due mandati come capogruppo di maggioranza ed essendo stata la successione, un poco burrascosa in seguito alle primarie, diciamo, non ci fu bisogno”.

La prima volta che sei entrato, probabilmente ti fecero impressione il lusso, la condiscendenza, la solennità. Cos’è che fa più impressione?

“Quella stanza, anche se la conosci per averla frequentata, quel giorno appare sotto una luce diversa e ti incute il senso dell’istituzione, della responsabilità che stai assumendo,  e quando lo hai acquisito è difficile che ti abbandoni anche dopo anni che hai lasciato quella funzione”.

La legge dice che il primo lavoro del sindaco è dare pubblicità ai dati elettorali, poi che fa?

“Il lavoro inizia subito, al di là di quegli adempimenti formali, ci sono poi da collocare le figure chiave con atti di nomina laddove si hanno già le soluzioni oppure, ad esempio la composizione della giunta e le relative deleghe operative”.

Dopo quanto tempo arriva la prima scelta o il primo problema importante?

“Paradossalmente può avvenire immediatamente, ed è insito nelle responsabilità del sindaco, da un TSO ad un qualsiasi altro atto urgente. Mi ricordo che appena arrivai, il Segretario Comunale mi fece trovare una pila di documenti impressionante da firmare; e per fortuna, conoscendolo e fidandomi di lui, li firmai in un tempo ragionevole. Altro fatto impegnativo fu la grande quantità di cantieri che erano bloccati per inadempienza delle ditte che eseguivano i lavori o per procedure che erano state impugnate (le abitazioni di Vallepiatta, la risalita del Costone, un grande cantiere al Santa Maria della Scala, tutta la partita dell’edificio lineare della stazione, il Piazzale Rosselli stesso e il famigerato Ponte di Malizia), quindi il lavoro non mancava e non mancò per buona parte del primo mandato”.

Un sindaco nuovo probabilmente conoscerà presto l’isolamento di chi comanda: con chi e in quali momenti può sfogarsi o trovare conforto?

“E’ chiaro che ci sono le figure che sono a diretta collaborazione con le quali puoi avere un interscambio quotidiano ma è importante nella formazione della squadra scegliere bene. Ed in questo io fui molto avvantaggiato: conoscevo la macchina comunale, i dirigenti chiave, il personale dedicato al Consiglio, il Segretario Comunale. E nella composizione della giunta ho potuto scegliere persone – non senza qualche fatica – con le quali avevo già rapporti fraterni e di fiducia e altre con le quali è scattata subito fiducia e stima. Non ho mai scelto la strada di essere un uomo solo al comando, non la ritengo una scelta felice. Consultarsi e consigliarsi e poi scegliere in base a quello che vuoi e quello che puoi”.

Volendo, quali dirigenti del Comune puoi sostituire?

“Tutte le figure che sono nominate a tempo determinato coincidenti con la durata del mandato del sindaco possono essere sostituite, questo va sicuramente a scapito della continuità che comunque un’amministrazione, anche se diverso colore, si trova a dover affrontare. Ovviamente la valutazione non può prescindere anche da un rapporto fiduciario essenziale: il Portavoce del Sindaco, per fare un esempio banale, il Capo Gabinetto, la Segreteria del Sindaco, che riveste un ruolo delicato e centrale ed il Segretario Comunale, ruolo di garanzia e correttezza amministrativa”.

Non fare il diplomatico: è importante farsi alleati fra chi c’è o è meglio portare dentro quante più persone?

“Con chi già lavora devi stabilire un rapporto di fiducia. Ripeto, conoscendo tutti i dirigenti, per me non fu difficile, e non ho mai chiesto a nessuno in dieci anni di quale colore politico fosse. Mi bastava che lavorassero con coscienza per la città. Sapevo anche chi remava contro e negli anni, senza vessare nessuno, sono riuscito anche a fare movimenti tra settori che hanno migliorato la situazione, ma ti servono anche collaboratori in grado di far funzionare una macchina così complessa, senza abusarne, però perché non si possono mortificare le professionalità già presenti”.

Com’è questa storia che un sindaco arriva con qualunque programma, ma nei primi due anni realizza in pratica solo quello che ha deciso il sindaco che se ne è andato?

“In parte è vero, come ho detto, con tutti quei cantieri fermi avevamo il lavoro pronto per un intero mandato, ma riuscimmo anche a mettere a terra, come si dice adesso elementi, che erano nel programma come la Città Aromatica, per citarne uno, e l’incremento dei fondi per la spesa sociale e per il patrimonio abitativo pubblico, le case popolari”.

Cos’è che ti ammazza e cosa ti rallegra nel mestiere di sindaco?

“Le cose che ti ammazzano sono quelle che portano inefficienza e ritardo. Esempio il periodo che intercorre nel nostro sistema tra la predisposizione di un progetto e l’effettiva apertura del cantiere relativo, che è un record negativo a livello europeo. Oppure le baruffe chiozzotte della maggioranza che ti costringono ad estenuanti riunioni di mediazione, ma questo fa parte della politica. Quello che ti rallegra nel fare il sindaco della tua città è il quotidiano, il vedere la città ai vertici delle graduatorie della qualità della vita, il riuscire a dare soluzioni a problemi, anche semplici, che riguardano la vita del cittadino, il riuscire a costruire una rete di interventi sociali che ha permesso di assistere le persone fragili. Oppure girare e vedere parcheggi, parchi, strade, sovrappassi pedonali e opere che tu, la tua giunta e i lavoratori del Comune siamo riusciti a realizzare, perché è davvero lavoro di squadra”.

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