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venerdì, Aprile 19, 2024

Forno crematorio rischio inquinamento: dalla relazione Marchettini alla richiesta di parere all’Arpat

C’è un punto di convergenza: tutti sono d’accordo che Siena abbia bisogno di un nuovo forno crematorio. Sull’ubicazione invece c’è scetticismo e preoccupazione. Intanto perché l’impianto è in fase di costruzione e quindi a breve diventerà operativo, poi perché si teme produca fumi cancerogeni. Pericolo inquinamento che ha portato ad un esposto in procura, alla nascita di un comitato spontaneo, alle prese di posizione di Italia nostra e di alcune forze politiche. L’argomento potrebbe sembrare lugubre ma del resto la morte fa parte della vita e la cremazione è una scelta di come lasciare questo mondo.

A dare credito a chi si è impaurito vedendo crescere il nuovo fabbricato, la relazione della professoressa Nadia Marchettini, docente di chimica ambientale e beni culturali, che evidenzia quali siano i rischi derivanti dalla combustione di salme a poche centinaia di metri da abitazioni, scuole e università. “Bruciare qualsiasi cosa produce inquinanti in atmosfera, come diossine, ed è il caso dei forni crematori, metalli pesanti ed altri tipi di microinquinanti molto pericolosi che vanno a depositarsi sul suolo e si accumulano nel tempo. L’analisi che ho fatto del materiale presentato dalla ditta vincitrice dell’appalto non ha riscontrato uno studio approfondito previsionale delle ricadute degli inquinanti, mi sarei aspettata una relazione ambientale più approfondita rispetto a quella presente nel fascicolo dove ho notato dei palesi errori. Il nuovo forno crematorio so benissimo che è necessario ma bisogna anche tutelare la salute dei residenti” .

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Siena ha già un forno crematorio, all’interno del cimitero del Laterino, un impianto obsoleto che una decina d’anni fa smise di funzionare costringendo i familiari dei deceduti che dovevano essere cremati a portare le salme in altre strutture fuori provincia, con notevoli spese unite al dolore della perdita del proprio caro. Poi l’impianto riprese a funzionare ma si capì che era necessario sostituirlo. Seguito l’iter burocratico, la ditta vincitrice dell’appalto ha iniziato la costruzione nell’area deciso dal Comune, cioè sempre all’interno del Laterino (come prevede la legge) a poche centinaia di metri dal vecchio stabile. Sarà molto più grande del precedente e avrà una capacità di impiego tre volte quella attuale: i numeri dicono circa 500 salme cremate dal vecchio forno contro 1700 del nuovo. Primo campanello d’allarme, se sarà in funzione a pieno regime avrà un impatto sul territorio notevole emettendo particolati che dobbiamo in partenza presumere siano nocivi alla salute.  Inoltre non è stato svolto uno studio approfondito sull’impatto ambientale e finché non sarà attivo non si potranno valutare gli effettivi rischi per la salute.

Presso la Procura è stato presentato un esposto nel quale si chiede di stabilire la correttezza delle procedure – è ipotizzata la carenza in alcune fasi di documentazioni importanti – e dove si manifesta il rischio per la salute pubblica che probabilmente dovrà esser oggetto di perizie accurate.

Il cardiologo, ed ex candidato sindaco, Eugenio Neri ha scritto una lettera aperta in cui chiede l’apertura di un dibattito. “Da medico sono molto preoccupato di un impianto industriale di cremazione nel centro di un’area urbana (Pantera, Chiocciola , Selva , Oca e poi San Prospero , la Colonna , Pescaia, Cappuccini , Montalbuccio…). Ho maturato questa preoccupazione specialmente dopo il confronto con autorevoli esperti e dopo aver letto la documentazione tecnica. Un impianto di questo tipo è potenzialmente molto pericoloso ma soprattutto è un grande errore; i tempi per rimediare ci sono. Manca una consapevolezza pubblica e un doveroso dibattito su scelte così importanti per la salute collettiva. Mi sento di avanzare qui una proposta di incontro perché ci si possa confrontare. Perché le diverse ragioni, del si e del no, si incrocino e non restino distanziati dagli altrimenti inevitabili fogli di carta bollata, che creeranno soltanto dei muri ulteriori”.

Un primo incontro tra cittadini e amministratori pubblici c’è stato e proprio in questi giorni il Comune ha concertato la redazione di un documento da inviare ad Arpat chiedendo conto delle istanze attivate per il monitoraggio relativo al forno crematorio. “Ho dato mandato – commenta il vicesindaco Andrea Corsi – agli uffici per la realizzazione del documento che parte proprio dalle eccezioni sollevate dai cittadini, che ringraziamo per la collaborazione e per le segnalazioni. Stiamo lavorando, come annunciato proprio nell’incontro avuto con i cittadini, a un documento comune che faccia il punto della situazione e che vuole ottenere risposte puntuali rispetto alle domande che sono state sollevate per quanto riguarda la realizzazione della nuova struttura”.

In attesa degli approfondimenti, i lavori proseguono. Visti i rischi ipotizzati dagli studiosi, la speranza è che si accertino i reali rischi del nuovo forno crematorio, che si intervenga per evitare ogni forma di inquinamento e soprattutto che di tutto questo si discuta con la comunità. Per non risolvere il problema dei morti e crearne a chi è ancora su questa terra…

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