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venerdì, Aprile 26, 2024

La forza di Mps è che per noi era sempre Palio

Mauro Aurigi, quarto in ordine di presentazione, è sceso in lizza alle Elezioni Suppletive per il seggio vacante del Collegio Toscana 12. Si presenta con il sostegno di Italexit, il movimento fondato dal senatore Paragone. Ondaiolo, montepaschino, diciamo in età matura per non farlo angosciare di più di quel che è, si descrive in maniera colta, intima e spiritosa su un blog in cui ha raccolto i suoi scritti e le molteplici occasioni in cui ha avuto impegni pubblici: https://www.aurigi.net/chi-siamo/.

Ciao Mauro, ben ritrovato. Mettiamo le mani avanti. Questa intervista non è lo sviluppo di un’azione di par condicio, ma soltanto la volontà di ascoltarti per il piacere di farlo. Ci piacerebbe iniziare dal 1993 e dal ricordo di Enzo Gorelli Fagiolini, al tuo fianco in quell’anno in cui iniziasti a parlare pubblicamente di Mps, sullo sfondo di una campagna elettorale amministrativa e di vicende di cronaca, quasi surreali, che avevano interessato la Banca…

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Mauro Aurigi, candidato per Italexit al seggio del collegio Toscana 12

“Caro Duccio, mi rimandi indietro di quasi 30 anni, fino agli ‘90 del passato secolo, alla fine di un periodo glorioso, quando il Monte, nonostante la penosa (non trovo altro aggettivo) presenza di un direttore generale come lo Zini, proveniente da quella Banca Toscana che era totalmente posseduta dal Monte sin dalla crisi degli anni ’30 e che dal Monte venne salvata dal fallimento. Come in tante altre situazioni, anche in questo caso mal si sopportava, in altri ambienti regionali e anche romani, che una piccola entità socio-politica come Siena avesse potuto da sola arrivare a concentrare dentro le sue mura una così enorme quantità di potere, non solo socio-economico ma, cosa che dava ancora più fastidio, anche culturale. Lo Zini, che come e più di altri aveva in proposito il dente avvelenato (più sofferente di invidia perché fiorentino), si dedicò alla sfrenata ricerca di acquisizioni bancarie di ogni tipo, al solo fine che solo a lui potesse essere attribuita la crescita dimensionale del Monte. In realtà lo poté fare solo per le enormi riserve di liquidità che il Monte aveva maturato dagli anni ’70 fino al 1995, anno della sua privatizzazione che comportò anche l’inizio della sua disfatta. Dico gli anni ’70 perché furono quelli gli anni della conquista sindacale della Normazione aziendale. Ti ringrazio anche per avere ricordato Enzo Fagiolini Gorelli, massimo artefice di quella Normazione che non si limitò a migliorare il rapporto di lavoro dei dipendenti nei confronti dell’azienda, ma migliorò anche la qualità media della formazione professionale dei lavoratori (concorso pubblico per le assunzioni e anche delle promozioni, valutazione scritta del rendimento di ciascun dipendente sul lavoro con possibilità di ricorso del lavoratore ad una speciale commissione paritetica tra sindacati e azienda ecc.). Ma ne beneficiò, ovviamente anche il rendimento dei dipendenti, e conseguentemente anche l’operatività e quindi anche il conto economico del Monte”.

E’ sbagliato affermare che in questa lunghissima storia di interventi personali su Mps, hai sì tentato di estendere alla collettività la portata della tua azione, ma hai soprattutto rappresentato l’orgoglio di appartenere alla Banca e la devozione che le portano i migliaia di montepaschini che su di essa hanno fondato la loro vita?

“Non era solo orgoglio e devozione. C’è una questione che riguardava non solo i Senesi, ma anche tanti dipendenti che senesi non erano ma che dai Senesi venivano contagiati. Pensa per esempio al comportamento dei non senesi che diventano contradaioli sfegatati anche se vivono dall’altra parte dell’Atlantico (e si tratta nel caso specifico anche di luminari universitari che non si perdono un Palio). A tal fine voglio raccontarti un episodio che più di tante chiacchiere fa capire il fenomeno che ti voglio spiegare. Nel decennio a cavallo degli anni’50-’60 del passato secolo il potente politico democristiano pugliese Aldo Moro voleva, chissà perché, che il Monte aprisse una sua filiale a Bari. Ma dovette battagliare con il vertice del Monte che, al contrario della vulgata corrente che ancora oggi parla di “banca comunista”, era invece fino alla privatizzazione del 1995 profondamente democristiano e in piccola parte socialista. Alla fine ovviamente Moro l’ebbe vinta e nel 1961 fu aperta la filiale di Bari. Per l’occasione, tanto per accontentare il potente politico, il Monte aveva preso in affitto un piccolo e umile negozio trasformandolo in qualcosa che assomigliava più a un piccolo ufficio postale che a una piccola filiale di banca”.

Mauro Aurigi di fronte alla Rocca nel gazebo di Cinquestelle, movimento che ha lasciato

“Io, appena tornato dal servizio militare – continua Mauro Aurigi -, fui destinato all’apertura di quella filiale a Bari insieme a 16 impiegati tutti giovanissimi come me a parte l’anziano direttore e il suo anziano vice. Insomma non è che avessero spedito a Bari i pezzi da 90, anzi ci sentivamo un poco come mandati al confino. La domenica sera prima dell’apertura dello sportello eravamo tutti seduti in circolo nel salottino dell’ex negozio a guardarci negli occhi finché il direttore, evidentemente poco esperto come tutti noi dell’apertura di un nuovo sportello bancario, se ne uscì con la domanda: “E domani da dove si comincia?” Silenzio assoluto. Alla fine fui io, che con i miei 20 anni forse ero il più giovane di tutti, che osai molto vivacemente rompere quel silenzio: “Ma come direttore? Si comincia a fare il culo al Banco di Napoli (sic, con i suoi 500 dipendenti era la banca più grossa e più grassa di Bari)”. Qualche anno dopo il Monte, inaugurò il più grande e magnifico edificio civile della Città: 11 piani tutti vetro e acciaio. Eravamo riusciti, non senza sacrificio personale (ben oltre lo stipendio: gratis et amore dei, come in Contrada!) a fare il culo a tutto il sistema bancario barese ed anche fuori di Bari perché il Monte aveva aperto con successo filiali in tutta la Puglia e anche in Basilicata. Ci ho ripensato molti anni dopo a cosa fosse scattato inconsapevolmente in noi Senesi, contagiando anche i giovanissimi baresi assunti: la necessità, allora inconsapevole di vincere comunque il Palio. Nei miei 42 anni di servizio quell’inconsapevole sentimento era più o meno presente in tutte le filiali a tutti i livelli. Questa, come le Contrade e il loro Palio, è stata la molla fondamentale delle fortune del Monte. Molla tanto importante che nel pianeta non esiste un’altra diade paragonabile a quella rappresentata da Siena/Monte. Molla che ha smesso di funzionare con la privatizzazione dell’Istituto. Tanto ci è costato il taglio del cordone ombelicale che univa la Città alla sua Banca”.

Acclarato che il sen.Paragone non abbia sbagliato dicendo che il nostro candidato “su Mps sa molto di più rispetto a quello che non sa Letta”, vorremmo un tuo commento sul resto della frase: “Sulla crisi del Mps ci sono parecchie impronte digitali, quella del centrosinistra su tutte, ma anche il centrodestra ha le sue responsabilità”…

Mauro Aurigi in piazza Matteotti con il senatore Gianluigi Paragone

“Che ti devo dire? Non è giusto quel discorso delle “parecchie impronte digitali”, ossia delle responsabilità “politiche” e/o partitiche… ? Immaginati cosa sarebbe successo se invece del predominio delle sedicenti sinistre, in questa provincia ci fosse stato il predominio della destra, ossia a quel tempo di Berlusconi e Verdini (ambedue condannati per mala gestio). Non pensi che sarebbero stati peggiori di Mussari e compagni? Immagino che tu condivida il fatto che tutte le forze politiche erano per la privatizzazione della Banca. Basta pensare che il termine privatizzare ha la sua radice in “privare”. Voglio ricordare qui due citazioni. La prima è del fondatore della scienza economica, ossia dello scozzese Adam Smith che in occasione dell’invenzione delle società per azioni (public companies) in Inghilterra, nel 1754 scriveva:

“Queste società sono dirette senza controllo da individui che non impiegano il proprio denaro nell’impresa e che non possono quindi impegnarsi con la passione e l’accortezza che è naturale in chi rischia in proprio: esse vivono pertanto nella confusione e nella trascuratezza e sono destinate a poco onorevole fine”.

La seconda è di Piero Barucci, preside di Economia all’Università di Firenze, quando Andreotti nel 1983 lo spedì al Monte come presidente. Intervistato dal “Il Sole 24 Ore” che gli chiedeva che effetto facesse passare da una grande Università ad una grande Banca, rispose:

“Un effetto stranissimo: dieci minuti dopo che si è presa una delibera nella Deputazione amministratrice (C.d.A, ndr) se ne discute al bar del Nannini. Ti senti sul collo il fiato della gente”.

No, noi dobbiamo tenere ben presente che da una parte c’è una causa (la privatizzazione) e dall’altra ci sono gli effetti (Mussari e compagni), senza fare confusioni”.

Mauro Aurigi, ospite di Confagricoltura, con due altri candidati: Marco Rizzo e Tommaso Marrocchesi Marzi

La tua strategia, almeno per come l’abbiamo finora capita, non sembra profilata all’elezione alla Camera dei Deputati, ma invece concentrata su vincolare – grazie alla tua testimonianza – alle proprie responsabilità un candidato eccellente che, segretario di un partito di governo, a tuo parere non può prescindere da quello che hanno fatto in tema di Mps i suoi compagni. E giacché, queste elezioni sembrano tirare la volata alle amministrative del 2023, ce l’hai anche con il sindaco che di fatto non avrebbe fatto nulla di quello che ci si poteva attendere da lui… Sei in grado di esprimerci la tua opinione guardando avanti – come il SienaPost predilige – anziché proponendoci solo un cahier de doléances?

“Guarda, è da tempo che io ho smesso di dare le colpe ai politici: le colpe (tutte!) sono di chi li vota. Inutile cercare di migliorare il comportamento dei politici se prima non cambia il livello civico e culturale dei votanti ossia di quella massa che Robert David Putnam di Harvard chiama “capitale sociale”. E’ un compito questo che dovrebbe competere alle università, ma c’è poco da sperare visto il livello morale delle nostre università. Ma cosa vuoi sperare se De Mossi nelle 26 pagine del suo programma elettorale non cita mai il Monte? E cosa vuoi sperare se Giani nelle 152 pagine del suo programma elettorale (e ridaje!) non cita una sola volta il Monte? Uno studioso, che non ricordo, un giorno ha scritto che una banca con 100 dipendenti ha per il territorio la stessa importanza economica, sociale e culturale di una fabbrica con 1000 dipendenti. Dunque il peso del Monte in Toscana, con i suoi oltre 20.000 dipendenti avrebbe lo stesso peso di una fabbrica con 200.000 dipendenti. E loro il Monte se lo sono dimenticato del tutto! A questi due personaggi, abbiamo chiesto ripetutamente un incontro come Comitato per la difesa del Monte. Non ci hanno neanche risposto. Analogo successo abbiamo avuto con tutti i sindacati presenti nel Monte. No, non sono i politici sbagliati, ma il popolo”.

Forse tra i primi civici della città, quando la definizione non era così di moda, nel prosieguo hai preferito appoggiarti a sigle nazionali: i cinquestelle che però hanno negato il simbolo quando serviva ed ora Paragone. Ci puoi spiegare le tue scelte e magari dirci qualcosa in più su come funziona Italexit e quali traguardi territoriali si propone?

Mauro Aurigi con Laura Almerico, già candidata Lega alla Regione, con cui condivide la passione per i cavalli

“Il motivo per cui ho accettato la proposta di Paragone di candidarmi a Siena per la sua lista è presto spiegato: è l’unico politico che ha accettato di inserire la proposta del Comitato per la difesa del Monte (vedi i due allegati – NDR, Aurigi ce ne chiede l’aggiunta a margine dell’intervista) accanto al suo programma del rispetto rigoroso della Costituzione. Pensa al solo fatto che in dispregio dell’art.11 della Costituzione prima D’Alema e poi subito dopo Berlusconi hanno partecipato alla guerra prima contro la Serbia e poi contro l’Iraq. Di più: hanno violato anche l’art. 52 perché hanno abolito l’esercito di popolo a favore di un esercito di mercenari che risponde ai suoi capi e non più al popolo italiano. E siamo ormai a una UE e ai suoi burocrati (e a una Bce che ha deciso motu proprio che il nome del Monte, come se fosse una sua privatissima proprietà, deve essere cancellato) che non sono più al servizio dei cittadini, ma sono i cittadini al loro servizio. O i trattati europei si allineano alla nostra Costituzione o usciamo dall’EU”.

Mauro Aurigi

A questo punto, pensiamo di averne dette tante. Vuoi fare il solito compitino del candidato, parlandoci di strade e ferrovie che non ci sono, di giovani che non hanno lavoro etc, o usi lo spazio per dirci qualcosa che non ti abbiamo chiesto?

“No, ci sarebbe la cosa più importante di ogni altra su cui discutere: il problema della democrazia in questo Paese e in questa Europa. Ma è tema troppo vasto: credo che, se vuoi, possiamo trovare un altro momento per parlarne…”

Questi i link ai testi allegati che Mauro Aurigi ha chiesto di aggiungere:

https://www.aurigi.net/riprendiamoci-il-monte-2/

https://www.aurigi.net/27-01-2016-relazione-alla-commissione-di-inchiesta-regionale-su-monte-dei-paschi-di-siena/

(Le foto di Mauro Aurigi, sono prese in larga parte da profili pubblici di Fb)

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