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sabato, Aprile 20, 2024

Next Generation Eu è chimera se il Mibact non si rinnova

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Claudia Cardone, esperto Ocse per le Politiche di Innovazione Esperto CRUI, QUASNG, ANVUR per i Sistemi AQ.

I cambiamenti climatici e il degrado ambientale sono una minaccia enorme per l’Europa e il mondo. Per superare queste sfide, il Green Deal europeo trasformerà l’Unione Europea in un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, garantendo che:

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•             nel 2050 non siano più generate emissioni nette di gas a effetto serra

•             la crescita economica sia dissociata dall’uso delle risorse

•             nessuna persona e nessun luogo siano trascurati.

Rispetto a ciò, un terzo dei 1.800 miliardi di euro di investimenti del piano per la ripresa di NextGenerationEU e il bilancio settennale dell’UE finanzieranno il Green Deal europeo.

L’efficientamento energetico, quindi, è il principale strumento per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla regolamentazione europea sull’energia e il clima; l’Unione europea ha infatti fissato il primo obiettivo di riduzioni delle emissioni di CO2 ad almeno il 55% per il 2030 (rispetto al 1990) e l’Italia potrà contribuire con oltre 50 Mt di emissioni in meno nel 2030 rispetto al 2020.

Al fine di evitare che a livello nazionale i finanziamenti messi a disposizione dall’Europa decadano è necessario garantire un maggior coordinamento fra le politiche previste da Green Deal e quelle individuate nel PNRR 2021 che, con lo strumento “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, stanzia 68,6 miliardi con gli obiettivi principali di migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva.

Il Green Deal, se implementato e sostenuto dà efficaci politiche e finanziamenti nazionali. Produrrà nel 2030, nel solo settore elettrico, 90.000 nuovi occupati, 100Mld/euro di investimenti e 50Mt/CO2 evitate, ma con l’attuale trend – basato sull’evidente insuccesso dei bandi del decreto FER 1 -, gli obiettivi fissati al 2030 saranno raggiunti al 2085.

Gli impianti di energia rinnovabile da realizzare per raggiungere il target Green Deal 2030 sono quantificabili in +6,5 GW anno, mentre la capacità rinnovabile nazionale al 2020 è di + 0,8; va quindi sottolineato e contemporaneamente posto come premessa a tutto quanto sopra evidenziato, che uno dei motivi che rendono impossibile realizzare a oggi la transizione ecologica e mettere a frutto i finanziamenti stanziati dal PNRR è la lentezza e la complessità delle pratiche autorizzative rilasciate da parte degli organi competenti, governativi e territoriali, in particolar modo dalle regioni (fra i quali la Toscana, con le province e i comuni afferenti, è in primo piano).

La principale complessità a ottenere autorizzazioni si palesa con i vincoli ambientali e paesaggistici in capo alle Sovrintendenze; per i progetti di maggiore entità è richiesta la VIA, Valutazione di Impatto Ambientale, che prevede almeno due anni di tempo e costi molto significativi prima ancora di avviare i lavori, Questo scoraggia molti investitori dal sviluppare progetti e pratiche, dall’esito lungo e incerto: per progetti di impianti eolici di grandi dimensioni una pratica autorizzativa può richiedere fino a 7 anni dalla prima presentazione.

E’ evidente che i valori paesaggistici e naturali del territorio vadano tutelati e preservati, anche a fronte di importanti progetti di energia da fonti innovabili, ma è innegabile che per avvicinarsi agli obiettivi di decarbonizzazione sia indispensabile semplificare questi iter e dare dei tempi certi agli investitori.

Si profila, quindi, la necessità che a livello territoriale, gli organi competenti individuino specifiche aree idonee allo sviluppo delle energie rinnovabili, per le quali le pratiche autorizzative siano gestite celermente.

Esempi di sfruttamento e produzione di energie sostenibili

In queste aree potrebbero ricadere, oltre alle zone agricole di minor pregio culturale e paesaggistico, anche le cave e le aree industriali dismesse, i siti inquinati (per i quali si dovrebbero prevedere incentivi pubblici per il risanamento), le zone vicine a grandi infrastrutture viarie, ecc.

Anche lo stesso strumento del superbonus, messo in atto dal governo, permetterebbe di generare valore in maniera trasversale su base annua, 10Mld/euro/anno (fino all’1% del PIL), una riduzione dei consumi energetici civili fino al 25% e soprattutto fino a 20 Mln/ton/anno di riduzione di Co2, se solo fossero messe in atto politiche e riforme in linea con il Green Deal.

Inutile, infatti, stanziare finanziamenti per efficientamento energetico laddove è proibito istallare pannelli solari, oppure investire nei veicoli elettrici quando la fonte dell’energia di cui quest’ultimi si riforniscono non è rinnovabile perché mancano centrali a biogas, biomasse, eoliche, fotovoltaiche e geotermiche (ciò emerge soprattutto nella provincia e nel comune di Siena)

A fronte di ciò il MiBACT (Ministero Beni Culturali e Ambientali), unitamente alle Sovrintendenze, dovrebbe adottare velocemente criteri di impatto paesaggistico coerenti con gli obiettivi della nuova potenza rinnovabile richiesta dalla UE: non ci potrà essere transizione ecologica senza che il MiBACT si rinnovi, condividendo target e progetti dettati dal Green Deal (previsti dallo stesso PNRR nazionale) al fine di supportare il nostro territorio ed evitando che i finanziamenti messi a disposizione dall’Europa risultino impossibili da spendere e quindi decadano a causa dell’arretratezza della nostra burocrazia.

Claudia Cardone

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