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venerdì, Novembre 8, 2024

Mens Sana, c’è da lavorare sull’esser squadra

Di fronte a un Costone superiore, troppi individualismi hanno allargato le differenze

La “nota” più stonata della serata di ieri per la Note di Siena rischia di essere stata eseguita a 40 secondi dalla fine, quando sull’ennesima penetrazione vincente di Ferdinando Nasello, la caviglia di Andrea Iozzi rimane schiacciata dal peso del N.22 del Costone.

Il pubblico biancoverde trattiene il fiato, prima di prendersela con Nasello che, a dire il vero, non ci sembra aver fatto niente di così “doloso”, casomai doloroso, per il povero Iozzi, che viene portato fuori a braccia dai compagni.

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Non parteciperà neppure al saluto, bello ed emozionante, che il numeroso pubblico biancoverde ha riservato alla squadra a fine partita. Perché un derby perso, nettamente contro una squadra più forte, non può e non deve cancellare un percorso di cinque mesi straordinari.

La superiorità del Costone era nota già alla vigilia, forse anche a chi piaceva e piacerà ancora raccontare il contrario. Lo ha detto anche il campo, confermando quello che la carta stava già dicendo da settembre scorso. Il perché sta nei numeri, nelle carriere dei giocatori, ed anche nella capacità di alcuni singoli di saper interpretare bene le partite importanti. Dote questa che non si insegna, ma si impara solo con l’esperienza.

Entrare su dettagli tecnici e tattici potrebbe essere impietoso per la Mens Sana, ma lo facciamo ugualmente, anche perché il derby di ritorno potrebbe avere storia diversa, così come eventuali derby di post season. Non perché il gap possa colmarsi semplicemente respirando aria buona, ma perché ogni partita fa storia a sé.

E qualche insegnamento dalla partita di ieri potrebbe venire utile per Marrucci e compagni in vista di eventuali sfide future.

Chi dice che nel basket non esiste la regola del vantaggio sbaglia. Certo, ha un’interpretazione diversa rispetto al calcio, ma esiste e come. Significa che SOLO riuscendo a creare vantaggi in attacco si trovano con continuità buoni tiri e quindi possibilità più concrete di segnare.

Ecco, ieri sera la Mens Sana di vantaggi ne ha costruiti ben pochi. Un po’ per “colpe” proprie, incaponendosi spesso in azioni personali senza successo, ma soprattutto per meriti altrui. Gli esterni biancoverdi restavano spesso accoppiati, dopo i cambi sul pick and roll, con i lunghi gialloverdi e la vita per loro è stata molto complessa.

Perché Nasello 1vs1 non lo batte nessuno in penetrazione e quando Puccioni ha provato a tirargli in faccia è stato respinto con perdite. Stesso discorso per Ondo Mengue, ma anche per Radchenko e Zeneli, forse l’unico ad andare un po’ più in difficoltà se puntato 1vs1.

Tutto questo in una serata dove la Mens Sana non ha potuto cavalcare il talento offensivo di Prosek, che le cronache del pre-gara davano per assente, ma che alla fine ha giocato poco e con poca possibilità di sprigionare quelle sue qualità che tante volte hanno fatto la differenza per la squadra di Paolo Betti.

L’attacco, sterile, si è aggrappato nel primo tempo a 11 punti di Iozzi, forse il vero ed unico motivo per il quale la partita non era finita già all’intervallo. Nonostante la difesa biancoverde avesse comunque tenuto botta e la terrà fino alla fine, lasciando ad un attacco che segna oltre 85 punti a partita soltanto 63 realizzazioni.

Quarantuno segnati sono però troppo pochi, non per vincere ma per non pensare di prenderne almeno 20. In una serata dove Tognazzi e Puccioni producono 9 punti in due e dove Prosek segna 3 punti stando in campo il minimo indispensabile. Stridono anche le bassissime percentuali da oltre l’arco, fondamentale nel quale la Mens Sana non è mai stata eccelsa ma neppure così negativa e dalla lunetta, dove nel momento dello strappo del Costone nel terzo quarto sono arrivati 6 errori consecutivi che avrebbero invece consentito di rimanere un po’ più a contatto.

Ma sono tutti discorsi abbastanza inutili, perché il dato di fatto è che il Costone è stato superiore in tutto, tranne che in una cosa: il tifo sugli spalti. Dove anche in questo caso non c’è stata partita, ma a fronti invertiti.

I ragazzi della curva biancoverde hanno incitato la squadra per 40 minuti ed oltre, facendo sentire “a casa” i giocatori della Mens Sana. Il tributo finale è il giusto epilogo ad una serata da dimenticare in fretta.

Quello che invece non deve essere dimenticato è il cammino fatto dalla Mens Sana fino ad oggi. Per cui l’oggettivo più azzeccato, a maggior ragione dopo aver visto da vicino Costone e Prato è “sorprendente”.

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