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giovedì, Aprile 18, 2024

Scatenante è stato ancora l’anello di tufo

Amo più la sintesi politica che lo sproloquio paliesco. Ma di più amo la comprensione dello spirito collettivo che, dopo la carriera di luglio, si è proclamato dolorante, a disagio, rumoroso e polemico.

Quindi mi soffermo ancora sul Palio del 2 luglio 2022. Ad ascoltare e leggere molti commenti, sarebbe da dimenticare, cancellare, magari – se possibile – ripetere. Perché?

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Perché sarebbe stato brutto, brutto, brutto! Ma cos’è che non è piaciuto?

Sicuramente non il drappellone di Emma Sergeant che ha ricevuto applausi a scena aperta. E anche qualche critica ma a microfoni rigorosamente spenti… E comunque la contrada che se lo è aggiudicato lo sta festeggiando come solitamente si festeggia il cencio.

Già perché il Palio ha avuto un vincitore… Anzi qualcuno dice che i vincitori potrebbero essere due, visto l’arrivo in coppia e il movimento di mani di Tittia che proprio corretto ai più non sembra. Non arrivo a questo, ritengo assoluto e poetico che non ci siano piazzamenti di merito; prendo atto delle scocciate reazioni dei dragaioli che sanno scrivere e che di stizza rispondono a chi li vorrebbe usurpatori. Aggiungo che l’unica certezza del Palio è che “chi vince canzona, e chi perde non cogliona”.

La prima pagina di stamani del CorrSiena

Vedi gli scherzi della sorte, comunque. Dragaioli vittoriosi oggi con la possibilità di ritrovarsi a discutere per l’aggiudicazione con la marea torraiola, dragaioli vittoriosi in occasione della precedente ripresa, quando a fine guerra, l’idea di pace se ne volò a pezzetti insieme al cencio di Dino Rofi su azione della marea brucaiola.

Di sicuro e certamente brutte non sono state la piazza e la città gremite di senesi e turisti in festa. Non ha certo fatto inorridire la macchina del Palio che ha girato alla perfezione, salvo qualche imprevisto conseguente l’eccezionalità del caldo – https://www.lastampa.it/cronaca/2022/05/13/news/meteo_estate_2022_torrida_come_quella_record_del_2003_cos_e_il_fenomeno_di_retroazione_e_quali_saranno_le_zone_piu_calde-3611403/ -.

Quindi, se si continua a chiedersi ragione della “proclamata bruttura” e si cerca di stringere su un luogo e un momento che ha causato la devastante emozione, si arriva al Palio dimezzato, al Palio ad eliminatorie. Insomma al Palio a sei.

E sì, il Palio a sei è stato un evento non raro ma unico. Ce lo dice Davide Donnini: https://www.oksiena.it/news/storia-del-palio-la-prima-carriera-corsa-da-sei-contrade-050722105442.html. Almeno da quando il numero istituzionale è di dieci. Quando invece la partecipazione era volontaria, l’Onda vinse il Palio a sei del 2 luglio 1761.

Ma perché è successo? Un cumulo di sfortune o anche un branco di bischerate? O entrambi?

Proviamo a ripercorrere gli eventi a memoria. Un cavallo finisce sul verrocchino ed è la folla che deve gridare al fantino che il suo barbero ha dei problemi; in una falsa partenza di una prova due fantini invece di fermarsi, iniziano una gara scriteriata che finisce in una collisione; un cavallo ha perso un ferro, un altro si è lesionato uno zoccolo; un altro rovina in prova a San Martino, così come un altro ancora lo fa il giorno del Palio quando nulla più doveva chiedere o provare.

L’impressione di pressappochismo, e sciatteria gratuita, a ben vedere, potrebbe trovar conferma. Anche in chi dell’accoppiata di contrada non è soggetto a esser valutato in previsita e tratta.

Basta a giustificazione la “ruggine” dei due anni di fermo? O forse c’è stata la sottovalutazione, durante la consumazione degli eventi di una verità affermata con forza che è il cavallo il campione della corsa, quello al quale va preservata e garantita l’incolumità ben oltre le percentuali di rischio probabile.

Questa priorità, dell’incolumità del cavallo sta cambiando le regole del gioco. Impone una catena nuova di responsabilità: non basta la selezione e l’addestramento, occorrono capacità di scelta alla tratta, capacità di stalla, capacità di monta, capacità di mossa. E non tutte ci sono state, stavolta.

Alla fin fine tutto ruota attorno al cavallo, unico a poter vincere da solo. E’ sempre stato così ma ora lo è ancora di più. E lo sarà sempre di più se vogliamo difendere e tutelare il Palio.

La realtà è dogmatica. Inutile girarci intorno, inutile pensare di poter tergiversare e vivere la questione come un nodo irrisolto. Avverrà sempre che la Municipalità interverrà a mettere un fermo. Qui il sindaco De Mossi si è preso oneri e onori su di sé e li ha voluti riconoscere indistintamente a tutti i suoi predecessori.

Perché non riusciamo a gioire del fatto che la corsa sarà stata anche a sei, ma quattro cavalli non sono stati a rischio di essere sacrificati, oltre il primo incidente, sulla moda di un “palio da manuale”? E oggi sono di nuovo vivi, vegeti e presto sgambettanti?

Insomma il problema – il casus belli, il moto primordiale del disagio – a ben vedere non è stato aver fatto la carriera con quanti restavano in condizione di correrla ma le ragioni per le quali quattro cavalli – al fine di garantire la loro incolumità – sono stati tolti dalla competizione.

Il nostro post di Maurizio Cenni – https://sienapost.it/rubriche/dalla-fase-emotiva-alla-fase-razionale/

Quello che non è piaciuto, insomma, è avvenuto tutto nell’anello di tufo, compresa la mossa finale – la peggiore di tutte – presa per buona.

Ma la gestazione della tempesta perfetta sarebbe avvenuta altrove.

Chiaramente viene spontanea anche la domanda: ma quei quattro cavalli erano davvero in condizione di essere lì? Non c’erano davvero altre possibilità di scelta? Dei cavalli che non si sarebbero presentati per l’azione di un mondo che ha iniziato a giocare prima degli altri non c’è altro da dire? Del fatto che taluni operatori specializzati della Festa li assimilino a strumenti di lavoro e debbano ancora mostrare concretamente che quel sentimento di protezione dei cavalli che ci pervade, è condiviso anche da loro… Nulla da dire?

Sarà per questo che molte voci, più che al regolamento, rivolgono il dito a una riforma del protocollo dei cavalli?

Comunque sia, Comune, Contrade, proprietari dei cavalli, fantini – ha ragione da vendere chi dice che molto ci si aspetta da loro – devono avere l’obiettivo comune della difesa e della tutela della Festa.

Basta e avanza per decidere che lo spettacolo del 2 luglio 2022 non si ripeta. Come fare? Direi che non è cosa per comuni spettatori. Basterebbe che ciascuno che ha avuto le mani in pasta non rifacesse ciò che ha contribuito al brutto esito. Per ora solo il sindaco si è assunto le proprie responsabilità. Non è poco, ma non è sufficiente. Non era certamente da solo…

Altrimenti? Altrimenti si facciano avanti – per sommergere con il loro numero e la loro eloquenza – coloro che pensano che la Festa c’è stata ed è stata comunque bella! Insomma, qualcuno che dica; anche questo è Palio e a chi non è piaciuto… ciccia, semplicemente… “schianti!”, come dice l’imperituro motivetto. Ma c’è questa moltitudine?

(Le foto utilizzate sono foto pubbliche di Fb)

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