Soldi e Palio, la visione dell’esperto

Marco Parlangeli, il Nostromo, dal lido di Alassio ci informa costantemente con il suo sito https://www.marcoparlangeli.com/ sui macroeventi economici e con altre considerazioni che, chi ha a che fare con i mercati, non dovrebbe trascurare.

Cominciò nel 2016 con un blog, fino a due anni fa quando l’ha trasformato in un vero e proprio giornale finanziario, anzi un organo di informazione finanziaria indipendente. A consultazione gratuita, ci sono centinaia e centinaia di articoli di finanza, investimenti, economia, società e politica; ogni lunedì il suo “avviso ai naviganti”, ogni giovedì il suo editoriale. Previa iscrizione, sempre gratis, si accede a un’area riservata ricca di altre notizie utili per interpretare mercati e finanza.

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Così ci presenta il suo sforzo editoriale…

“Per quanto riguarda il sito, sono ormai circa 6 anni che pubblico due articoli alla settimana, un editoriale il giovedì e una striscia d’attualità il lunedì mattina – l’avviso ai naviganti – e, dopo un periodo in cui – grazie a un contenuto investimento in promozione – abbiamo superato i 30 mila utenti unici al mese, ora ci siamo assestati a circa 2.000, che rappresentano lo “zoccolo duro” dei lettori affezionati del sito e che considero un piccolo miracolo”.

“Il sito – aggiunge Marco che avrebbe ancora molto da dare alla grande finanza, ma che non ha remore a vestire i panni del turista per sempre – è un’iniziativa “di servizio” che punta a favorire l’educazione finanziaria e a dare informazioni per il risparmiatore prudente e razionale. È probabile che presto dovremo accettare qualche piccola inserzione pubblicitaria, perché i costi di manutenzione e aggiornamento crescono continuamente. I riscontri che abbiamo sui contenuti sono molto positivi, e questo mi fa molto piacere”.

Però con la terra in Piazza – che ora rilevano, ma che fra poco rimettono -, tentiamo Marco a un discorso complesso in cui unisca la sua professione di economista ai panni del contradaiolo, la Lupa nel suo caso…

Marco Parlangeli

Che ne pensi, Marco, ti va di parlare in modo rilassato dell’economia del Palio che potrebbe esser definita più sommersa di quanto è emersa?

“In Italia quando si parla di economia sommersa, si pensa all’evasione fiscale e al riciclaggio, fenomeni che sono del tutto estranei al mondo delle Contrade”.

“Anni fa – continua -, dopo che furono avviate una serie di indagini da parte della Guardia di Finanza, la Fondazione MPS finanziò uno studio da parte di un tributarista a livello nazionale per analizzare la questione dal punto di vista fiscale e, grazie anche ai suggerimenti che vennero proposti, in primo luogo per evitare che le Contrade e i loro dirigenti fossero soggetti ad accertamenti, credo che oggi la situazione sia regolarizzata e il problema sia stato risolto”.

“Del resto – aggiunge -, se pensiamo alla Contrada come soggetto economico, oltre all’attività solidaristica e di volontariato – che prosegue la tradizione storica delle Compagnie laicali – la “impresa” del Palio è forse l’unica in cui non si consegue un profitto economico, ma anzi si spende – non poco, e sempre di più, e questo è diventato un problema – per la realizzazione dell’obiettivo, il Palio tanto sospirato”.

“Naturalmente – e qui si va in crescendo -, diversa è la posizione dei fantini, dei veterinari, dei maniscalchi e di tutti coloro che professionalmente operano in ambito paliesco, ma questo non è un problema delle Contrade”.

Così si arriva a un punto focale. “Sì, siamo quindi nell’ambito delle aziende di erogazione, e non delle imprese. Questo toglie di torno una serie di ipotesi – quali, ad esempio, dell’assoggettabilità al regime IVA – che pure erano state paventate al momento delle indagini a cui mi riferivo all’inizio”.

“Ci sono, è vero – spiega ancora -, delle attività economiche accessorie – i cenini, le feste titolari e simili – che però servono solo a reperire fonti finanziarie per poter partecipare alle carriere e per svolgere l’attività solidaristica che è connaturata a questi Enti”.

E qui si entra nelle conclusioni in cui Marco dimostra quanto sia andato a fondo nella conoscenza dell’argomento…

“Il fatto che molte delle cifre non siano palesi ma restino riservate, e quindi – come dicevi – non emergano, riguarda piuttosto una consuetudine fra capitani e popoli delle Contrade, e la natura del mandato fiduciario che viene attribuito alle dirigenze. Si tratta, comunque, sempre e solo di spese, non ci sono profitti occultati e non dichiarati, almeno per quanto mi risulta”.

“Un aspetto – aggiunge – su cui invece non mi pare che in passato ci si sia soffermati a sufficienza, riguarda la politica immobiliare delle Contrade, che in alcuni casi è stata sovrastimata anche rispetto alle necessità per le attività istituzionali e alle finalità di assistenza ai contradaioli più svantaggiati. In passato – oggi non so – molte acquisizioni della specie venivano finanziate con mutui a lungo termine, che imponevano rate di rimborso piuttosto pesanti. Da qui la necessità di incrementare le attività accessorie per poter fronteggiare questo tipo di oneri. Per la partecipazione al Palio invece, si tratta di costi variabili che, quando non si vince, sono comunque molto limitati. Forse oggi, mancando contributi pubblici e bancari, questo aspetto è però già superato e d’altra parte, finiti i mutui, il patrimonio delle Contrade risulta rafforzato e complessivamente stabilizzato”.

A Siena c’è sempre la solita questione: il Palio fa bene alla città, il Palio non gli fa bene. Qual è la tua considerazione?

“Il Palio è Siena, e i senesi ne sono – ne dovrebbero essere – i protagonisti: non si può dire se fa bene o fa male, semplicemente Siena non è concepibile senza Palio. L’indotto economico che porta a negozianti, operatori turistici, eccetera, interessa soprattutto a loro; i senesi potrebbero tranquillamente farne a meno. E poi sospetto che questo indotto sia fortemente sovrastimato, dato che la capacità ricettiva di Siena non è elevatissima, e più che piena la città non può essere. Sono altri i periodi in cui arriva il turismo che porta ricchezza – aprile-maggio; settembre-ottobre -, se Siena dovesse vivere economicamente solo nei quattro giorni del Palio non sarebbe un grande affare”.

“Bisogna dire però – conclude – che il Palio è una fonte di promozione ineguagliabile, una finestra sulla città che non può non far venire la voglia di visitarla a chi lo veda magari in televisione o ne legga sulle riviste”.

Marco Parlangeli sulla spiaggia di Alassio

Da Alassio ai gradoni della Fonte Nuova, come si vivono questi momenti? E poi tornando all’economia questo è un anno di Palio che ha molte casseforti, per ora parzialmente utilizzate. Si sussurra che, dopo due anni di niente, in molti hanno da spendere…

“Ecco, sulle strategie paliesche non sono informato, ahimè. Vivendo ormai da qualche anno lontano da Siena, ho molto diradato i contatti e la partecipazione alla vita della Contrada. Nei due anni senza Palii, certo molte Contrade non hanno speso, o hanno speso molto poco, e ci sono molte Contrade, anche grandi e popolose, che non vincono da tempo. È anche vero che per tante persone non sono stati anni facili da un punto di vista economico: il lavoro è rallentato e per molti si è fermato. E, al momento in cui tutto cominciava a riprendersi, è sopravvenuta la guerra. Le risorse sicuramente non sono cresciute, speriamo che questo porti almeno più sobrietà e contenimento nelle spese per le carriere”.

“Fammi però aggiungere – continua Marco – che l’importanza dei soldi nel Palio, credo che sia molto sopravvalutata nell’immaginario collettivo extra-moenia. Ovviamente sono un fattore importante, possono consentire monte di prima fascia e strategie consistenti; ma credere che si possa vincere solo coi soldi è sbagliato. Conta molto la fortuna, la casualità, la capacità relazionale dei dirigenti all’interno delle Contrade e con le altre consorelle e le istituzioni, la competenza in tema di cavalli e fantini, la politica delle alleanze.  Altrimenti vincerebbero sempre e solo le Contrade più ricche, e invece – e per fortuna – le cose vanno diversamente”.

Diciamo che gli operatori della festa, innanzitutto, sono da due anni in contrazione del reddito e senza ammortizzatori. Ti fa venire in mente delle somiglianze?

“Ecco, appunto. Però, tornando a quanto dicevo sopra, il problema per gli operatori è soprattutto quello della recessione che arriva e della contrazione del reddito e della domanda, insieme all’inflazione che ricomincia a mordere, non certo della mancanza dei quattro giorni”.

Cosa vive un contradaiolo lontano da Siena? Cosa fai per esprimere sensazioni e sentimenti?

“Molti periodi della mia vita sono stato per lavoro lontano da Siena, diciamo che la cosa per me non è una novità. In genere sono riuscito sempre a tornare con la terra in piazza, anche quando ero in servizio militare o all’estero. Talvolta, come nel caso del Palio appena corso, non mi è stato invece possibile e allora diventa davvero difficile, soprattutto quando la mia Contrada o l’avversaria sono in Piazza”.

“A 500 km di distanza – conclude Marco – dunque le cose si vivono piuttosto male, specie dopo una tratta come quella del 29 giugno scorso. Tre vittorie fresche, di cui uno strepitoso cappotto che mai avrei pensato di poter vivere, specie dopo il digiuno trentennale, sono una bella riserva per poter affrontare anche carriere difficili; ma ogni volta si ricomincia da capo e quello che è successo l’anno prima è storia. Anche questo è il bello del Palio: se hai vinto devi rimetterti in gioco, se non hai vinto hai comunque nuove chances ai Palii seguenti. Devo però dire, per come sono andate le cose, che non sono stato felice. Non posso nasconderti di esser rimasto molto deluso da come si è svolta questa carriera, ho stentato a riconoscervi il Palio al quale ero abituato. Ma forse sono io che non ho capito alcune scelte e alcuni comportamenti dei diversi protagonisti”.

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