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giovedì, Novembre 21, 2024

Ubriacata da copertine rigide e carta stampata

Con “Akhet” e “Come Crisalidi”, i suoi due libri, Chiara Bennati per tre giorni al Salone del Libro di Torino

Reduce dal Salone del Libro di Torino che, lo apprendiamo ora, seguiva ad apparizioni forse minori in eventi analoghi a Pavia e Lucca, tentiamo di mettere la nostra Chiara Bennati sul red carpet. Ma non riusciamo a farle interpretare il ruolo della diva. Resta fissa alla sua dimensione di “sognante”, scolpita all’interno dei suoi affetti, chirurgica nello scegliere cosa la appassiona e cosa no. Di seguito il suo racconto-intervista sul voler “non esser diva” nonostante i due libri presentati al Salone di Torino.

Tre giorni a Torino, alla più importante fiera del libro. Quali emozioni?

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“Quali emozioni? Beh, non saprei davvero dire! E’ stato un sogno che si è trasformato in realtà! Ero come stordita, inebriata. Pensare ai miei libri lì, insieme a miliardi di altri libri, insieme alle parole scritte di tanti grandi, provocava in me un subbuglio che non saprei spiegare. Anche ora se ci penso non mi sembra vero. Un misto di gioia, di soddisfazione, enorme soddisfazione, ma anche di timore direi reverenziale. Sarà comunque una delle esperienze più belle della mia vita, che resterà impressa per sempre nel mio cuore”.

Qual è la giornata tipo di chi va a Torino come conclamato scrittore? Ci si alza, si mangia, si beve… racconta!

“Ora mi fai troppo importante! La mia giornata tipo da scrittore! Magari potessi definirmi scrittore! Scherzi a parte, gli scrittori sono dei giganti; io sono solo una persona che sta bene quando riesce a mettere nero su bianco i pensieri o le emozioni che posti, persone o situazioni mi suscitano. Provo semplicemente a trascrivere quel subbuglio interiore e a condividerlo con gli altri. Se poi le mie parole riescono a prendere vita dentro all’animo di chi mi legge, suscitando a propria volta altri pensieri ed emozioni, allora sì, devo dirlo, mi sento veramente appagata. Il mondo segreto di ognuno di noi è veramente una giungla affascinante ed è ancora più affascinante provare a intrecciare le nostre singole giungle!”

Chi ha dei meriti nell’averti portato a Torino?

“Il caso… o forse sarebbe meglio dire il mio daimon, come ho scritto in Akhet. Sì, perché penso veramente che quando si riesce ad ascoltare la nostra voce interiore e a seguire i suoi “comandamenti” poi, magicamente, tante vie si aprono quasi da sole. Per “caso”, iscrivendomi su gruppi di appassionati di lettura e scrittura sui social ho conosciuto l’Associazione “Lo specchio dell’Arte”. Sempre “per caso” sono stata invitata da quest’Associazione ad un caffè letterario a Pavia. E da lì la proposta di partecipare prima alla fiera “Lucca città di carta” presso lo stand di Sbs Edizioni – che, fra l’altro, ha pubblicato Akhet – e poi al Salone del libro di Torino, con l’Agenzia letteraria 50mila pagine”.

Surreale il tuo libro che era in buona parte tratto dal Siena Post. Chiaramente dai tuoi servizi… Come l’ha preso la gente?

“Beh, questo non saprei. Le storie che ho raccontato prima su Sienapost poi tutte insieme, unite da una sorta di filo dorato, in Akhet, sono storie vere, emozionanti. Sono storie di persone che hanno sentito forte il richiamo del loro personalissimo daimon e che lo hanno seguito senza esitazioni. Anche se al resto del mondo poteva apparire senza senso, o inutile. Sono storie che mi hanno fatto molto riflettere e che mi hanno insegnato che, se riusciamo ad assecondare il potere dell’immaginale presente dentro ognuno di noi, possiamo davvero trasformare la realtà. Quello che spero è che questo messaggio possa risuonare in chi le leggerà, ognuno facendosi ispirare da quella più vicina al suo vissuto o al suo modo di vedere le cose”.

Abbiamo sentito che c’è stato qualche problema con un’intervista in video. Per te, da ex giornalista, gli ex colleghi sono una risorsa o una rottura?

“Si, avevo fatto un’altra intervista a Lucca ma non era venuta bene per problemi di audio… il bello della diretta, direbbe qualcuno! Giornalisti: risorsa o rottura? Sempre una risorsa per me! Fino a che ci sarà concesso parlare, dire il nostro pensiero, fare le nostre domande, avere pareri discordanti, confrontarci, questo sarà sempre un’enorme risorsa”.

Nemo profeta in patria, si dice, a Siena lo scrivere ti ha portato ammirazione o invidie?

“Sia con il primo libro “Come Crisalidi” che con questo neonato “Akhet” ho sentito tanto affetto dalle persone che mi conoscevano, oltre la mia famiglia ovviamente. A partire dalla mia Contrada per arrivare ai colleghi di lavoro, agli amici di una vita e a quelli conosciuti da meno tempo. Ed è stato davvero rincuorante. Soprattutto al primo libro, quando la paura del “salto nel vuoto” era ancora più forte, dato che avevo dato in pasto al mondo esterno il mio mondo interiore. Mi sono sentita in un certo qual modo sorretta”.

A chi devi dire grazie per tutto questo?

“Sicuramente a mio marito Sandro, che ha sempre creduto in me; mi ha spinto ad uscire dal bozzolo e a tirare fuori dal cassetto fogli ormai impolverati da anni. A mio figlio che, con il suo entusiasmo di adolescente e la sua passione per le immagini e i video che lo ha portato prima a creare il suo canale youtube “Sigio” e poi a curare la rubrica “Gli Armadilli” per Sienanews, ha risvegliato le mie passioni. Ai miei genitori che fin da piccola mi hanno trasmesso l’amore per i libri. Alla mia maestra della scuola elementare che ha coltivato questo seme donato dai miei innaffiandolo con tanta curiosità di scoprire cose nuove. Al mio professore di filosofia del liceo che mi ha fatto scoprire la passione per i pensieri e mi ha instillato il dubbio e la voglia di vedere le cose da tante angolazioni diverse. Ed infine anche a te, Duccio, che mi hai dato la possibilità di provare il gusto di scrivere non solo per me stessa ma anche per gli altri negli anni ormai lontani de Il Cittadino”.

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