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domenica, Novembre 24, 2024

A Colle di Val d’Elsa è verita o sceneggiata?

Se il Centrosinistra gioca dal Palazzo, il Centrodestra ha due chances: con e senza “fiamma”

Valdelsa dicevamo. Presentato il contesto senese e quello di Poggibonsi, siamo a Colle di Val d’Elsa, una comunità del tutto particolare e differente dai centri contigui.

Lo è perché ha un’economia in transizione e lo è perché in una logica, anch’essa socio-economica, ha dato dimora ad ampie comunità di immigrati. Quasi delle enclavi. Lo è infine perché in entrambe le ultime due legislature si è andati a definire i rapporti di forza ai ballottaggi: una volta vinsero i civici con un ex sindaco ex comunista (Canocchi, 2014) e una volta vinse il centrosinistra (Donati, 2019).

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Pur essendo la campagna elettorale partita da più tempo, vogliamo discutere subito di uno dei fatti più recenti (neanche un mese fa): la candidatura di Angela Bargi. E’ il nome su cui il Centrodestra intende raccogliere i propri sforzi ed è – in rapporto al locale – una candidatura molto forte. Fu consigliera capogruppo con la Giunta Canocchi e avversaria di Donati al ballottaggio cinque anni fa, nonché attuale capo dell’opposizione.

Angela Bargi

Tuttavia… c’è sempre quel pensiero non emerso che ci suggerisce di guardare alla tessitura e che ci mette in tentazione di verificare se davvero le destre proprio su Colle vogliono sbancare/sbarcare. Tra l’altro abbiamo sempre pensato che volessero farlo tramite un ragionamento con Piero Pii, personaggio e politico che assolutamente piace al mondo imprenditoriale.

Quello che non torna – non siamo i primi a dirlo, ma lo ha fatto il sempre interessante Paolo Moschi su Gazzetta di Siena – è perché un personaggio come Angela Bargi, in origine civica con tendenze a parrocchia e centrodestra, che è sul posto, che è in condizioni di avviare per tempo la campagna elettorale, che ne ha la cultura, i mezzi e la conoscenza, che a novembre smentì la sua intenzione di candidarsi, scelga invece di farlo solo tre settimane fa?

La narrazione che lei assevera non è banale, né ingiustificabile. Innanzitutto la lista civica che l’ha eletta, stavolta gli ha preferito il Pii, in secondo luogo, a fronte delle sue prolungate dimostrazioni di disponibilità, ha capito “dopo otto mesi che erano graditi i nostri voti ma non le nostre idee, non i nostri valori e persone. (…) La mia, nostra, dignità non è in vendita”.

Se questa è la storia vera, rimane solo il dubbio del perché il centrodestra abbia tardato così tanto a mettersi nelle mani di questa donna volitiva e intelligente rimaneggiando con discapito la sua campagna elettorale. Angela Bargi ha rapporti diretti con le segreterie di Fratelli d’Italia e della Lega a Roma. Non è una persona qualunque. Con delle imperfezioni la narrazione spiega anche questo: attrito con Pii perché non ha accettato l’appoggio del centrodestra vincolato all’uso dei simboli. Sì, vabbeh!

Ecco, quest’ultima cosa, per pura voglia di chiacchierare, ci spinge anche ad ipotizzare che si stia facendo una “sceneggiata”. Intanto gli accordi con Piero Pii o si fanno o non si fanno; non è persona che si fa diluire dalla contesa elettorale o che è diretta dal proprio apparato. Lui è l’alfa del suo gruppo. Il problema già da mesi è proprio quello inverso, non mettere i simboli della Destra-Destra perché Pii è in grado di pescare anche in quella Sinistra-Sinistra che per ora non ha candidato alcuno.

Problema di Fdi invece è che c’è il diktat che, almeno al primo turno, la fiamma tricolore ci deve essere; traguardo intermedio sarebbe poi quello di FdI di sorpassare il Pd. Ora che le Politiche hanno reso esiguo lo scarto. Ciò potrebbe portare a dire – senza alcuna conferma – che Angela Bargi è invece destinata nel breve a dare una prestazione di sostanza, sostenuta con un biglietto premium dalla propaganda del partito della Meloni e un domani potrebbe – in tempi di quote rosa – essere un candidato pronto per le Regionali. E se Pii facesse il botto, sarebbe un’esperta alternativa per il ballottaggio.

Piero Pii

Piero Pii, dicendola alla Camilleri, sarebbe un settantino di bella presenza. Nell’85 è il primo dei non eletti del Pci alla Regione con oltre millecento preferenze; due anni dopo subentra al dimissionario Emo Bonifazi e l’anno ancora successivo diventa vicepresidente del Consiglio Regionale della Toscana. Prima e dopo di questi eventi è stato sindaco di Casole d’Elsa, prima per il Pci e poi per i civici convertiti al Liberal. Ha avuto ruoli nell’Irpet e nel Mediocredito toscano. Facendo fede al suo mantra di non avere simboli, ora ce li ha tutti civici. L’ultimo di essi è Colle domani del rampante Valerio Peruzzi. Non è banale l’appoggio degli ambienti della Notte Gialla perché lo portano ad avere un sicuro e non mediato rapporto tanto coi giovani a cui la politica piace come Giulio Pezzone che a tutti gli altri in generale. Sappiamo inoltre che su Pii convergono Azione, Italia Viva e parte di Cinquestelle che per tempo hanno preso le distanze dall’amministrazione Donati. Sempre tuttavia convinti che sarà il suo listino “Piero Pii sindaco” a gestire il ruolo egemone.

Piero Pii ha di certo una visione personale dell’economia colligiana. Probabilmente fruttificando rapporti che ha da una vita, scegliendo strade istituzionali di cui conosce l’efficacia, riorganizzando e giudicando. Non può non avere un’idea chiara di cosa c’è ancora per il cristallo, non può non avere idee su quali sviluppi possano ancora esserci sulla Statale 68 della ValdiCecina o all’Agrestone su cui è intervenuto di recente. Piero Pii è pragmatismo, Piero Pii è politica del fare.

Gli si oppone, anzi troneggia al centro – ricordiamo che Colle è uno degli ultimi centri urbani in cui si celebra attivamente la Festa dell’Unità -, il candidato ufficiale del centrosinistra, Riccardo Vannetti. Anche lui rappresenta una suggestione economica, però all’opposto di Pii: internazionale, innovatrice, multietnica. Vannetti non consolida, ma si propone di adeguare, se non precorrere, i tempi; alla gente dà l’idea che ci potrebbe essere un momento in cui darà alla città una scelta da N°1. La sua candidatura – seconda nel Senese solo a quella di Pii – non era prevista. Lui si trovava in zona, pronto a dare una mano al Partito e tutto lasciava presupporre che Alessandro Donati avrebbe corso per la sua conferma. Quando il sindaco uscente ne parlò con il triumvirato di suoi consigliori – Paola Ciani, Daniele Boschi e Michele Logi -, quest’ultimi non compresero le perplessità di Donati e quindi ne accettarono la rinuncia, montando a cavallo Vannetti con un iter appropriato che escluse le primarie.

Riccardo Vannetti

Il giorno stesso della sua accettazione alla candidatura, Vannetti si era autoprodotto una collezione di decine e decine di immagini che erano e sono tuttora le cose su cui vuole chiarimenti o che vuole cambiare. E nel frattempo fedele al suo mantra – non voglio likes ma strette di mano – continua a girare il vastissimo territorio di Colle. Nel mentre ha inserito dei tormentoni nella sua narrazione: Donati (“una persona perbene, a cui è toccato governare in un periodo difficile”), le polemiche coi candidati antagonisti (“Noi parliamo di temi, gli altri parlano di noi, spesso rasentando offese personali”), l’offerta di governo (“L’unica vera grande novità la rappresentiamo noi, tutti gli altri hanno già tentato di governare e la città non li ha voluti”).

Vannetti, ne avemmo l’immediata impressione quando lo conoscemmo, potrebbe divenire un sindaco 5.0, una sorta di city manager che continua a dialogare con il mondo con attenzione a portarsi a Colle quel che serve alla città. Questa sua internazionalità, oltre ai premi per la sua capacità di marketing, l’ha avuta/conquistata evolvendo la sua esperienza professionale con uno dei marchi più noti della moda italiana: Ferragamo. Siamo convinti che Vannetti approfitterà del contributo del suo apparato, ma verrà giudicato soprattutto per quell’idea nuova che stuzzica gli altri e che lui intende dare.

E anche stavolta abbiamo fatto tardi, quindi rinvio al prossimo pezzo per la conclusione della Valdelsa al voto.

(foto e immagini prese anche dai profili pubblici dei candidati)

(3 – continua)

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