Sara Guidelli, ceo di Legacoop Agroalimentare, commenta i risultati ottenuti da vino, Toscana e cooperazione a Vinitaly 2024
Ritroviamo il diggì di Legacoop Agroalimentare, Sara Guidelli, a vedere la Mens Sana mentre si guadagna la finalissima e quindi riproponiamo una conversazione su Vinitaly anche se molti campanelli diversi sono già squillati per l’organizzazione che dirige; per esempio ha già preso posizione sulla siccità in Sicilia.
Arrivano segnali economici e sociali contrastanti dal Vinitaly appena concluso. La scelta strategica è stata di allontanare dalla fiera i così detti wine-lover, dirottati per gli assaggi sul centro della città scaligera con più di un mugugno anche in seno all’organizzazione perché costituivano il grosso della vendita di biglietti. Quindi i numeri finali dicono novantamila ospiti (soltanto!) di cui oltre trentamila da centoquaranta differenti nazioni. Tutti operatori. Agli stand stavolta c’è stata la sicurezza di ricevere sempre dei buyer o degli addetti ai lavori.
«Vinitaly – ci dice sara Guidelli – ha raggiunto per prestigio e professionalità una valenza di livello mondiale. Negli anni passati il confronto con Vinexpo di Bordeaux o con Prowein di Düsseldorf erano stato impegnativo per Verona che sembrava non fosse all’altezza delle grandi manifestazioni. Oggi con la scelta del biglietto d’ingresso a 120 euro e con Vinitaly and the City – che ha superato le 50mila degustazioni, +11% sul 2023 – convivono perfettamente le due anime, quella dei professionisti che vogliono fare affari e quella degli appassionati alla scoperta di esperienze enologiche. Finalmente, dentro la fiera non si assiste più a scene deprimenti».
Domanda per il Ceo di Legacoop Agroalimentare. Ciao Sara Guidelli! Allora come è andata a Vinitaly?
«La manifestazione ha chiuso a quota 97mila presenze con un leggero incremento degli operatori esteri, 30.070 (31% sul totale), arrivati da 140 Paesi di cui 1.200 top buyer (+20% sul 2023) da 65 nazioni. Direi che è un bilancio positivo anche grazie ai 20mila appuntamenti business, raddoppiati in questa edizione».
Ci dicono che dagli Usa i top-buyer sono tornati a farsi vedere. Possiamo celebrare fin d’ora una promessa di fatturato?
«Indubbiamente la presenza di buyer stranieri è stato un elemento caratterizzante di Vinitaly 2024. Se si guarda ai dati, gli Stati Uniti si confermano in pole position con un contingente di 3.700 operatori presenti (+8% sul 2023). Seguono Germania, Uk, Cina e Canada (+6%). In aumento anche i buyer giapponesi (+15%). Di fatto tutti i mercati di riferimento del vino italiano hanno mostrato apprezzamento».
Eravate a Verona con un brand da consolidare, Assieme: possiamo definirlo un progetto raggiunto?
«Eravamo presenti come Legacoop Agroalimentare insieme a Coop Italia con 34 cantine cooperative e tutte le referenze di Assieme, la linea dei vini a marchio Coop Italia che racconta la cooperazione e offre una panoramica che nasce dalla passione di uomini e donne che ogni giorno impegnano la loro sapienza per mettere in bottiglia tradizione e qualità. Assieme è un brand che è anche espressione dei valori delle filiere cooperative di tutta Italia per rappresentare il patrimonio vinicolo e il legame con il territorio che corre lungo tutta la filiera e arriva direttamente al consumatore. È un brand molto importante e che ha un buon posizionamento di mercato per il rapporto qualità prezzo che offre».
È servito più al vino o alle eccellenze gourmet che eravate pronti ad accostare?
«Il valore vero è quello della filiera. Cibo, vino, tradizione, turismo e cultura sono elementi di una stessa realtà: quella del saper fare italiano che lega i prodotti della terra alla cultura di un popolo. Tra vino ed eccellenze gastronomiche non ce n’è stata l’una che ha prevalso sulle altre. Ha vinto la filiera cooperativa, quella dei prodotti di qualità che parte dal socio che conferisce la materia prima alla cooperativa, e arriva alla distribuzione dopo essere passata per la trasformazione. Le ostriche di Venezia in abbinamento al Vermentino hanno fatto scoprire un mondo inusuale che ha affascinato esperti e politici, ministri compresi».
Qual è il vero valore di una filiera?
«È la cooperazione. Un sistema e una filiera che da sempre sono attenti alla sostenibilità, intesa in tutte le sue componenti: economica, sociale ed ambientale. L’attenzione, poi, alla giusta remunerazione del produttore è uno degli elementi chiave della produzione cooperativa, per una filiera corta, 100% made in Italy. Aspetti questi che stanno alla base anche della produzione vitivinicola di qualità, offerta dalle cooperative e posta sul mercato grazie a Coop Italia al giusto prezzo, al fine di tutelare anche la capacità di acquisto del consumatore. L’obiettivo che vogliamo da sempre come Legacoop Agroalimentare è quello di arrivare ad una equa distribuzione del valore lungo tutta la filiera».
Tu rappresentavi una nazione, ma a noi interessa la Toscana che è anche la tua regione. Ci siamo mantenuti sulla presenza istituzionale o siamo stati all’avanguardia?
«La Toscana aveva una molto nutrita formazione, sia di produttori che di rappresentanze istituzionali con la presenza di tutti i Consorzi, quelli storici come il Chianti Classico che compie 100 anni, o di nuove realtà come l’associazione dei viticoltori di Riparbella (Pi). A Verona c’era tutto il mondo enologico della regione. Ad iniziare dalla presenza ad Opera Wine dove con 33 produttori rappresentati, la Toscana è stata ancora una volta la regione capofila. Complessivamente il Vinitaly è stato per il vino toscano un ottimo momento per tutte le realtà territoriali»
Premesso che alta qualità ormai è caratteristica di tutto il vino italiano, le aziende Legacoop Agroalimentare hanno comunque bisogno di quantità… Come cambiano le strategie promozionali?
«Alla base c’è quanto dicevamo prima, il valore della filiera. Quantità e qualità riescono ad stare insieme in una cooperativa proprio perché tutti i protagonisti sono consapevoli dell’obbiettivo. E la comunicazione evidenzia i valori della filiera cooperativa, primo tra tutti quello della sostenibilità. Ma ci sono anche i temi dell’economia circolare con il riuso degli scarti e la produzione di biogas, quelli della legalità e della salubrità».
Toglici una curiosità. Ci dicono che ora è di gran moda il vino senza alcol. Anche le “tue” aziende competono in questo campo?
«Il vino dealcolato è una opportunità da non escludere e sono pronti dei provvedimenti normativi per agevolare e far partire questa filiera, e questo vede il nostro favore. Il vino dealcolato può essere un ulteriore segmento dove c’è domanda che va incontro ad esigenze di consumo. Attualmente però in Italia manca la legge per poterlo produrre e per questo è una questione da risolvere in quanto c’è sempre più richiesta, specie da parte dei giovani e di chi è attento a certi requisiti di benessere».