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giovedì, Novembre 21, 2024

Destrieri di Normandia per l’agricoltura della Valdorcia

Michele ed Amy hanno avviato una transumanza dal nord della Francia con quattro cavalli di razza percheron

La comitiva dei percheron è in Italia da un paio di giorni. Il programma sarebbe stato di passare sull’incredibile colle de La Bonnette, 2.715 metri di altitudine, ma la neve ancora presente sulla strada non l’ha reso possibile. Ora la transumanza dei poderosi destrieri di Normandia che presto vivranno nella Valdorcia diverrà un viaggio lento attraverso la Liguria prima e la Francigena poi.

Abbiamo chiesto a Michele Rugani, expat, imprenditore agricolo, già capitano di contrada, che con la moglie Amy G. Lehman ha organizzato questo incredibile viaggio di raccontarcene qualche parte… mentre comunque lo documentano su facebook, instagram e youtube.

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Amy G. Lehman e Michele Rugani

Ciao Michele ci sembra che il succo di questa cosa siano i percheron. Qual è il senso di portarli a vivere in Valdorcia?

“In Valdorcia stiamo creando una fattoria con agricoltura rigenerativa e quindi con particolare attenzione alla biodiversità. Una campagna d’altri tempi. Per far questo abbiamo bisogno di animali da lavoro. Abbiamo pensato per primi, vista la nostra passione, ai cavalli. I nostri mezzosangue tuttavia non sono adatti a fare lavori nei campi. O meglio, potrebbero anche farli ma non sono così adatti come i cavalli da tiro. Essendo la mia stessa origine, quella di mezzosangue, italiano e francese, ho avuto facilità nel guardare alla Normandia dove ci sono i percheron. Una razza di cavalli che ci sono piaciuti tantissimo e che vengono dalla regione del Perche nella Bassa Normandia”.

“L’anno scorso – continua Michele – siamo andati a fare un tour in vari allevamentI e poi, a ottobre, siamo tornati e abbiamo comprato quattro cavalli di questa razza. Sono stati allenati fino ad adesso per fare questo lungo percorso. Intendiamo portarli a vivere in Valdorcia perché ci piacciono e perché ci potranno essere di aiuto per i lavori agricoli e per il piacere di scarrozzare in paese o andare a cavallo a sella”.

Il tragitto già fatto in Francia

Quali sono le cifre della vostra avventura. Quanti chilometri, quanti giorni, quante tappe, quanto foraggio, quanti medicinali, quante persone?

“… Quante domande! Sulla carta è un viaggio compreso tra milleduecento e milletrecento chilometri. Si pensa di completare questo percorso rispettando il calendario che ci siamo dati di due mesi e mezzo. Le tappe saranno molte e ne abbiamo già aggiunta qualcuna per il piacere del viaggio e della visita. Nella parte francese abbiamo deciso di procedere in maniera diversa che in Italia, cioè abbiamo fatto degli spostamenti con il nostro van e il pick up elettrico che ci hanno permesso di risparmiare un centinaio di chilometri e qualche pericolo urbano. Una delle prime tappe è stata a Sancerre dove siamo arrivati nel pieno di un’apprezzatissima festa del vino. Cosa bellissima, che fortuna, buona per la visita alle aziende. Poi ci siamo diretti verso Roanne, quindi Uzer e Jausiers, tutte tappe lunghe che ci hanno portato alle Alpi e alla restante parte del percorso che faremo quasi sempre a cavallo. Fra Alpi e Liguria abbiamo previsto venti giorni poi altri otto giorni sulla Francigena per arrivare a casa”.

Sosta con la gradita erbetta di alpeggio a Jausiers

Michele siete già finiti sulla stampa francese e qualcuno comincia già a muoversi qui a Siena. Cos’è che interessa i media francesi? Come terrete le relazioni con tutti non appena vi metterete in viaggio?

“Siamo finiti sulla stampa francese. Ci ha intervistato con grande orgoglio Le Perche, il giornale locale molto seguito da tutti i percheron. Poco prima di partire avevamo in programma anche due altre interviste, ma c’è stato un grave fatto di cronaca nera, un assalto a un furgone portavalori, che ha monopolizzato l’attenzione di tutti i media. Come con voi, siamo pronti a rispondere a chi ci chiama e comunque documentiamo tutto sui social”.

Avete parlato di un anno sabbatico, ma per arrivare in Valdorcia vi serviranno solo due mesi e mezzo, qual è l’avventura completa?

“Stiamo parlando di un anno sabbatico, sì. Forse non lo sarà davvero, ma Amy, ha comunque rinunciato al suo lavoro in Africa prendendosi una pausa ed io lo stesso. Faremo questo viaggio per arricchirci di esperienza. Incontrando gente e vedendo luoghi, sapendone di più di gastronomia, cultura e agricoltura per portare poi tutte queste nozioni nella nostra azienda. In modo che essa diventi un’esperienza aperta che riproporrà un’agricoltura passata ma sarà anche internazionale. Il nostro scopo è di condividerla con amici e turisti”.

Ai cavalli chi sta più simpatico?

“Certamente Amy che ha un ascendente con gli animali super fantastico. Lei trasmette loro pace e tranquillità. Certe volte anche in maniera eccessiva. Ricordo che l’altro giorno, lei, con due cavalli, erano quasi in un momento trascendente, fuori da tutto e lontani da tutto. Sono arrivato con uno scatolone che ho messo a terra in maniera rumorosa e tutti e tre sono saltati per aria. Mi sono preso anche un pestone. Però siamo entrambi innamorati di questi quattro percherons, i nostri ragazzi, e loro lo sono di noi. E la cosa cresce ancora durante il viaggio”.

Ancora sull’anno sabbatico… E i ragazzi di Wave, la clinica galleggiante sul Tanganica, come se la caveranno senza la loro “capa”?

“I ragazzi di Wave se la caveranno anche senza Amy. E’ una prova che prima o poi era previsto di farla. Devono imparare a crescere da soli; il progetto è stato ideato per far sì che un giorno potessero continuare da soli l’esperienza della floating clinic. Almeno questo è quello che mi dice Amy quando ne discutiamo”.

Michele, un viaggio così speciale a volte lo si fa per allontanarsi a volte per portarsi dentro… Qual è la tua motivazione per la transumanza?

“Vogliamo prenderci un po’ di pace, rilassarsi se possibile. Fare una cosa unica. L’ho chiamata follia, ma sarà un’esperienza davvero irripetibile. Vivremo delle esperienze uniche anche perché questa cosa, un po’ per età e un po’ per impegni, penso che non la ripeteremo mai più. Abbiamo grandi aspettative. Siamo attesi da tante persone che abbiamo contattato quando organizzavamo il viaggio e che ora ci aspettano davvero. Siamo sicuri di fare esperienze che ci risulteranno utili e altrettanto vale per le relazioni. Non siamo i primi a farlo, ma con la nostra esperienza vogliamo dimostrare che i viaggi lenti sono praticabili e avvincenti. Noi a Siena diamo tanto risalto alla via Francigena e alla sentieristica che si dirama da essa. Sono anch’essi viaggi lenti che sono possibili e migliorabili. Peccato non aver potuto destinare più di 75 giorni a questo viaggio e peccato perché, se avessimo potuto contare sul sostegno di una diversa mobilità, avremmo potuto fare a piedi le tappe percorse con il van”.

“Per esempio – continua Michele -, la Francia fa una gran pubblicità alla sua capacità di vie fluviali, ma di fatto nessuna barca è disposta a trasportare dei cavalli o altri animali. E’ un peccato perché nella loro precedente tradizione sulle barche chiatte, le peniche, hanno sempre montato di tutto. E dire che abbiamo contattato decine di associazioni fluviali. Poi ci sono i treni: sia in Francia che Italia, è praticamente impossibile di fare la richiesta di attaccare un vagone merci e fare con esso cento o duecento chilometri. Dovrebbe invece esser reso possibile”.

Michele sei un Rugani… Siamo sicuri che non presenterai un domani i percheron alla previsita per calmierare la velocità in piazza?

“Direi proprio di no, la vedo come una battuta che ci fa sorridere entrambi. Non sono adatti per niente alla Piazza… Però, chissà che un giorno potremo avere la soddisfazione di fargli portare il carroccio. Chissà… Un tempo è stato così; ci sono stati palii all’inizio del Novecento in cui il carroccio era davvero tirato da cavalli; oppure potrebbero essere buoni da far cavalcare alle contrade soppresse… Sarebbe una bella soddisfazione. Sono una razza di cavalli veramente bellissimi da vedere; sono saggi, riflessivi, intelligenti, molto pacati. Ed è difficile che quando hanno imparato a fare qualcosa, si mostrino irrequieti o pazzerelli come invece fanno costantemente gli angloarabi”.

Che belle esperienze avete già vissuto coi percheron e con le persone che vi stanno intorno. Commenti?

“Siamo un bel gruppo. Che cambia di continuo, gli unici “fissi” siamo i percherons, Amy ed io. Nel corso del viaggio ci sono amici che ci hanno fatto, e ci faranno, visita per un paio di tappe assieme. Oppure che ci aspettano in una delle soste programmate. Con noi abbiamo il supporto tecnico di un pick up elettrico per trasportare uno o più di noi, cavalli e persone, per cause di forza maggiore. E poi i percheron sono cavalli che attraggono tutti e quindi, a cominciare dalla Normandia, abbiamo fatto grandi amicizie impreviste ovunque”.

Quando sarete nel Senese?

“L’arrivo è previsto per l’8 di luglio, forse il 9. E poi ci fermiamo. Amy resterà una quindicina di giorni, io probabilmente un mese intero, quindi dovremmo rientrare per impegni a Chicago. Ma di certo torneremo presto dai nostri ragazzoni francesi”.

E chi nel frattempo vuole saperne di più sulla locandaterredimezzo, sulla “regenerative farm in the Val d’Orcia“, o sulla Percheruntv clicchi sui link…

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