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giovedì, Aprile 25, 2024

Tutte le colpe sono della scuola?

“I ragazzi non sanno più comportarsi”. (…bene, come un tempo, s’intende).

“Non conoscono i rischi della guida in stato di ebbrezza e poi li leggiamo sul giornale”. 

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“Ignorano le minime nozioni di educazione sessuale, poi guardano il programma 16 anni e incinta”.

“Quando vanno a votare bisognerebbe almeno sapessero capire cosa fanno e il valore che ha il voto”.

“Non hanno la cultura dell’antimafia, ma solo modelli televisivi di divismo criminale”.

”Ma hai visto quello che mangiano? Cibo spazzatura comprato nei fast food e non sanno farsi nemmeno un uovo sodo”.

“La geografia, questa sconosciuta: ma come vuoi che si possa parlare di globalizzazione dei diritti senza sapere dove è l’Honduras?”.

“Ce l’hanno lì a portata di mano il cassonetto e lasciano le bottiglie di coca cola per terra. Pazzesco”.

”L’hanno circondata in tre o quattro e riempita di offese, dopo averla esclusa da tutti i gruppi whatsapp di classe”.  

“Il valore dei soldi e del risparmio. A loro sembra che tutto si possa comprare”.

”Il mio non dice mai grazie, e nemmeno saluta”.

A ciascuna di queste frasi che, più o meno, ciascuno di noi ha ascoltato o è capitato di pronunciare, è associata spesso la seguente frase, a chiosa: “Bisognerebbe che la scuola se ne occupasse. Ma invece…” Tutto. Praticamente. La scuola dovrebbe occuparsi di tutto. Oltre che delle materie curriculari. Oltre che di religione (due ore alla settimana anche alla scuola dell’infanzia). Oltre che di intercultura, diritti degli animali, scioglimento dei ghiacciai, antirazzismo, conoscenza dei piatti tipici del territorio, eccetera eccetera eccetera… Le ore di scuola sono sempre quelle. Le/gli insegnanti sempre quelle/i peraltro, con numerose eccezioni, sempre più “arruolati” raschiando il fondo di graduatorie, più che realizzando la passione di una vita. Per di più, i locali scolastici sono sempre quelli, gli stipendi dei docenti e di tutto il personale sono sempre quelli; sono cambiate le lavagne, è vero, non c’è più la cimosa, ma un mouse e un potenziale mondo da scoprire tramite il web. Il mondo cambia, il nostro modo di scaricare le coscienze e le responsabilità di chi le ha sulla scuola invece non cambia. E se ognuno cominciasse “a fare il suo”? Lasciando la scuola ad occuparsi del costruire i muri portanti delle competenze, linguistiche scientifiche e culturali in senso lato, che – prima di tutto – vuol dire curiosità per come è fatto il mondo.

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