A confronto con Alberto Bruschini: nuovo approccio tra banche e imprese

Riceviamo e pubblichiamo un’anticipazione del numero di aprile di Leasing Magazine. Si tratta di un interessante botta e risposta tra il direttore della rivista Gianfranco Antognoli, recentemente divenuto anche direttore del Versilia Post – qui il suo editoriale iniziale: Gli obbiettivi del VersiliaPost – VersiliaPost  – e Alberto Bruschini, fiorentino ben conosciuto a Siena, per essere stato a lungo consigliere del Monte dei Paschi di Siena – oggi Banca Mps -, quindi titolare della Presidenza sia a FidiToscana che alla Cariprato; oggi si impegna in una società di consulenza finanziaria e aziendale.

Cominciamo con un’osservazione su l’economia italiana post Covid e le ricadute del conflitto ucraino…

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“Stante la situazione attuale, con lo scoppio della drammatica guerra geopolitica in Ucraina, si stanno amplificando le disuguaglianze tra i Paesi del mondo intero. Già il Covid aveva accentuato le differenze in atto, basti solo pensare al rafforzamento di quei Paesi che hanno avuto la leadership nella realizzazione dei vaccini, data la loro supremazia nel campo della ricerca di base ed applicata. Non casualmente, già dalla prima metà del 2021, si era assistito ad un aumento generalizzato dei costi di alcune materie prime fondamentali, dei noli e dell’energia, quale diretta conseguenza di un’esplosione della domanda da parte di quei paesi più attrezzati – vedi Usa e Cina – che avevano reagito meglio al rallentamento dell’epidemia. Con la drammatica e insensata invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin, che, allo stato degli atti pare senza sbocchi a breve scadenza, si apre uno scenario pieno di terribili incertezze per tutti quei paesi europei che sono dipendenti in larga quantità da gas e dal petrolio russo”.

“Per il nostro Paese – continua Bruschini -si prospetta uno scenario infausto per famiglie e imprese se non si troverà in tempi brevi, a livello europeo, un modo per arginare l’ascesa incontrollata dei costi dell’energia, difficilmente sostenibile da un lato dalle famiglie a basso reddito, nonostante i ristori governativi, e dall’altro dalle imprese che non saranno in grado di ribaltare sui prezzi finali, in particolare quelle esportatrici, i costi dell’abnorme aumento del costo dell’energia, di gran lunga superiore all’incremento del tasso di inflazione. Nella nostra regione, la Toscana, oltre a questo fenomeno dirompente, si prevede che si subirà un doppio effetto negativo delle sanzioni economiche adottate per cercare di portare a ragione la scelleratezza criminale di Putin e dei suoi sodali. Il primo è costituito dall’impossibilità di poter esportare in Russia da parte delle imprese che lavorano nel settore della moda, con risvolti preoccupanti sull’occupazione, e dall’altro verrà a mancare, secondo la stima dell’Irpet, una riduzione del prodotto lordo toscano di 1,5 miliardi di euro per le mancate spese degli oligarchi, che erano soliti stazionare in Versilia e nelle città d’arte”.

Quale ruolo dobbiamo ipotizzare per le banche?

“Il contesto in cui dovranno operare le banche è irto di insidie. Sarà, infatti, molto complicato evitare l’insorgere di tante posizioni di imprese in gravi difficoltà, soprattutto per colpa degli aumenti spropositati dei costi dell’energia. Si tratterà, innanzitutto, per le banche di avere un diverso atteggiamento nella valutazione delle cause della crisi che attraversa un’impresa, distinguendo le ragioni congiunturali da quelle strutturali, attraverso analisi e istruttorie puntuali che valutino davvero la capacità e i meriti dell’imprenditore. Per fare questo occorrerà, però, che le Autorità monetarie europee cambino nella sostanza, senza indugio, le disposizioni che attualmente regolano il passaggio a sofferenza delle posizioni di imprese indotte in difficoltà dall’esplosione della crisi energetica. Si tratterà, quindi, di far fronte ai buchi di bilancio di queste imprese, molto probabilmente delle PMI, con finanziamenti di liquidità con scadenze non inferiori a quindici anni, con un pre-ammortamento minimo di tre anni, assistite dalla garanzia all’80% di MCC e a basso tasso di interesse fisso. E’ su questo scenario che si distinguerà il banchiere dal bancario. Tutto questo, ovviamente, richiederà un impegno diretto del Governo nel mettere nuove importanti risorse finanziarie nel fondo per il rilascio di garanzie (MCC) e soprattutto non si dovrà avere la miopia di far erogare finanziamenti con durata massima di 8 anni, come è stato per quelli Covid. Anzi, questi finanziamenti a MLT dovrebbero essere allungati, ope legis, nella durata di almeno di tre anni perché gli effetti della guerra si propagheranno anche sulle imprese colpite dal Covid per una riduzione oggettiva della domanda aggregata a seguito dell’impoverimento generalizzato delle famiglie”.

C’è dunque un nuovo ruolo per le banche nei confronti delle PMI?

“La crisi che incombe sulle imprese richiede la necessità di accorciare i processi decisionali delle banche, riscoprendo, in particolare per i rapporti con le PMI, l’autonomia e il decentramento delle decisioni in materia di finanziamenti, facendo diventare le organizzazioni periferiche delle banche, filiali e centri imprese, il laboratorio operativo per la valutazione del merito creditizio. Le PMI hanno estremo bisogno di sentirsi la banca che li accompagni in questo complesso e difficile cammino. Va rispolverata la funzione della “banca di prossimità”, che, non dimentichiamoci mai, ha consentito al nostro sistema economico di diventare la settima potenza industriale. Non si tratta tanto di smontare le grandi banche, quali i nostri colossi attuali, ma di modellare una nuova organizzazione decisionale che riaffermi il valore delle loro funzioni territoriali che meglio di qualsiasi centro decisionale (Direzione generale) sono in grado di valutare un sistema produttivo costituito per il 90% da imprese di piccole e medie dimensioni. In questa ottica, anche le Regioni dovranno ripensare ai propri strumenti finanziari d’intervento perché, mai come ora, c’è la necessità di avere organismi autonomi che sappiano dialogare con il mondo delle PMI e delle loro organizzazioni”.

Quale ruolo del Governo e dei nuovi strumenti finanziari tra cui MCC?

“Il Governo è già intervenuto per attutire il caro bollette per le famiglie e per ridurre di 0,25 centesimi il costo della benzina fino al 30/4 prossimo. Per le PMI, fino ad ora, non ci pare che sia stato fatto molto per ridurre l’impatto degli aumenti stratosferici del costo dell’energia, se non la possibilità di pagare in 24 mesi le bollette relative. Occorre ben altro per non trovarsi di fronte ad un’ondata di chiusure aziendali con incalcolabili risvolti negativi sull’occupazione e sull’aumento delle disuguaglianze sociali e territoriali. Come già detto in precedenza, penso che un forte irrobustimento finanziario della consistenza dei fondi di MCC sia indispensabile per favorire la possibilità per le PMI di diluire nel tempo, con l’erogazione di finanziamenti di liquidità a MLT citati, il prezzo di questa barbara guerra che, a seguito delle sanzioni economiche, si riversa sul nostro tessuto produttivo e sulle famiglie”.

“Il prossimo DEF – conclude Bruschini – dovrà, di conseguenza, prevedere un piano di intervento come si fa nell’economie di guerra, dando il via a consistenti risorse anche per attivare a favore delle PMI gli strumenti finanziari alternativi ai prestiti bancari, come i bond, da rimborsare in unica soluzione a cinque o dieci anni di scadenza, garantiti all’80% da MCC. Il rafforzamento patrimoniale delle piccole e medie imprese diventerà un passo decisivo per la loro continuità aziendale perché dovranno affrontare contemporaneamente, sia la copertura delle perdite derivanti dalla guerra che far fronte ai nuovi investimenti che le sfide della trasformazione digitale e tecnologica delle produzioni. Indubbiamente anche il PNR dovrà essere ripensato per convogliare maggiori investimenti di quelli fino ad ora previsti per l’indipendenza energetica e per il risanamento ambientale e idrogeologico”.

Gianfranco Antognoli

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