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mercoledì, Aprile 24, 2024

Quando la finanza è libera veramente, alla gente piace anche di più

Con il permesso del direttore Gianfranco Antognoli, ripropongo una mia intervista a Marco Parlangeli che attualmente è in distribuzione dopo la pubblicazione sul numero di settembre del periodico Leasing Magazine. Marco spiega di cosa si sta interessando e come realizza una “Informazione finanziaria indipendente”.

Ogni settimana il lunedì e il giovedì, Marco Parlangeli, propone editoriali e “consigli del nostromo”, gratuitamente e a beneficio di chi deve gestire il proprio patrimonio in modo razionale e prudente, e comunque autonomo dai broker bancari sul suo portale: https://www.marcoparlangeli.com/.

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Riflessi dai conflitti, caro materie prime, propensioni di Cina e Usa, governance italiana, spesso tutto ridotto a metafore, ma con indirizzi chiari sui fondamentali della finanza.

Bel sessantino senese, Marco ha passato più di metà della sua esistenza tra Rocca Salimbeni e Palazzo Sansedoni, ovverossia le prestigiose sedi di banca Monte dei Paschi e Fondazione Monte dei Paschi. E’ stato presidente delle Fondazioni bancarie europee (European Foundation Center), insignito di una prestigiosa fellowship alla Fondazione Bosh e ha insegnato alla Hertie School for Public Management, con soli due altri italiani: Mario Monti e Giuliano Amato.

Oggi non commenta gli anni al Monte. Patto di riservatezza. I bene informati dicono che nel 2011 ci fu da una parte la sua irriducibile contrarietà a indebitare Palazzo Sansedoni, dall’altra l’atto di forza del suo presidente. Quello che è avvenuto dopo sembra esser storia nota, la Fondazione che vende i gioielli di famiglia – cioè il pacchetto di Intesa – e assume un debito sanguinoso.

Comunque è storia passata, da quel momento è stato il mare a esercitare fascino sulla sua vita. Se ne è andato a stare prima sui litorali maremmani per passare oggi alla ligure spiaggia di Alassio. Ha scritto un libro, una “crime-financial-story” con al centro un aspetto tutto marittimo – le carature – ambientato a Ravenna: “La truffa del mare” (2018 – Roberto Campanelli Editore).

Marco Parlangeli

Marco, grazie della tua disponibilità per Leasing Magazine, cosa interessa di più ai lettori del tuo portale?

“Il lettore medio del sito è di buon livello culturale, molto attento agli eventi politici ed economici italiani ed internazionali, magari non particolarmente esperto di finanza ma desideroso di acquisirne le conoscenze di base. Anche se l’impostazione è piuttosto tecnica – pur in chiave didascalica per favorire l’educazione finanziaria – gli articoli che raccolgono più visite sono quelli legati all’attualità politica e alle problematiche di gestione aziendale: quello in assoluto più letto, ad esempio, riguarda la lezione di strategia di Sun Tzu”.

In passato ci hai dato delle suggestioni. Investire sulla borsa vuol dire avere almeno centomila euro e sapere di non doverne disporre almeno per un triennio. A quali risultati conduce?

“Il sito non è un sito di consulenza, ma di educazione finanziaria e informazione, per cui non abbiamo mai dato indicazioni specifiche su singoli titoli da comprare o vendere, quanto piuttosto sui macro-trends e le prospettive generali. In modo particolare, abbiamo cercato di proporre un metodo che consenta di gestire il patrimonio finanziario con prudenza e razionalità, cercando di realizzare gli obiettivi che si prefiggono nel medio periodo e di minimizzare i rischi. Questo significa predisporre prima un asset allocation strategica, sulla base proprio degli obiettivi, della propria situazione patrimoniale e finanziaria, della propensione al rischio e delle prospettive economiche, e poi passare alla sua implementazione in chiave tattica. Un metodo più complicato del tradizionale: ho una certa somma da investire, che compro?”

“Il risultato – continua l’ex provveditore di Fondazione Mps – è quello di rispettare una suddivisione del patrimonio nelle diverse tipologie di titoli – azioni, obbligazioni, liquidità etc – e di seguirne evoluzione e risultati con una certa disciplina, per evitare brutte sorprese e per sfruttare le occasioni che il mercato può presentare. Il limite minimo di patrimonio disponibile, che abbiamo indicato in modo flessibile fra 50 e 100.000 euro, non è certo per snobismo ma perché per importi inferiori i costi fissi di gestione del portafoglio – commissioni bancarie, bolli, spese di conto e simili – avrebbero un’incidenza eccessiva e renderebbero tutto il processo non economico”.

Il tuo portale dà informazioni gratuite, ma contiene osservazioni di valore professionale. Perché? E’ una tua deroga a una condizione acquisita di “Turista per Sempre”, oppure introduce a una stanza interna di gestione patrimoni?

“Come dicevo, obiettivo primario del sito è quello di favorire conoscenza e educazione finanziaria a persone che non sono esperte, in modo da evitare i disastri avvenuti in passato con titoli tossici e altre amenità del genere. La chiave è comunque quella di rispettare sempre il massimo rigore teorico in modo tale che ogni affermazione, anche quelle che sono pareri personali, sia sempre verificabile e corretta. Poi, con una punta di soddisfazione, diciamo sempre che finora le indicazioni date si sono sempre rivelate azzeccate e che chi avesse seguito i nostri indirizzi avrebbe realizzato buoni guadagni col portafoglio. Ma molto spesso è solo questione di fortuna”.

Parli di informazione finanziaria indipendente… A chi ti riferisci se parli di quella “dipendente” e in che cosa sei diverso?

“Purtroppo da noi l’informazione finanziaria e la consulenza è quasi sempre interessata, nel senso che chi fornisce consigli di investimento – sia esso il promotore finanziario, l’addetto della banca, il consulente a diverso titolo – opera alle dipendenze o comunque con ritorni di profitto da parte di alcuni produttori o distributori. Nei casi di maggiore trasparenza, questi rapporti vengono resi espliciti ed ovviamente molto dipende dalla deontologia delle persone, ma è certo che il rischio che consulenti perseguano l’interesse proprio più che quello dei clienti è concreto e reale”.

Quanto valore ha l’etica nella finanza di oggi?

“Nella finanza di oggi l’etica è fondamentale. Senza una forte impostazione etica, la finanza diventa un mostro, come lo è stato nei casi purtroppo numerosi delle truffe legate ai prodotti tossici che hanno rovinato intere famiglie”.

Quanto peso ha la situazione politica italiana sui prodotti finanziari nostrani che di certo hanno bisogno dell’attenzione anche degli investitori esteri?

“In un sistema aperto e globalizzato, gli investitori esteri sono molto importanti e danno un contributo che può essere determinante alla bilancia dei pagamenti. Chi investe in un titolo italiano non punta solo sulla società che emette l’azione o l’obbligazione, ma sul sistema nazionale nel suo complesso. Da questo punto di vista, dobbiamo fare ancora molti passi avanti nella stabilità e nella credibilità delle nostre istituzioni, da quelle di controllo dei mercati a quelle giudiziarie”.

Prima della Brexit, la Borsa Italiana ha avviato un percorso con la City londinese. Quanto la avvantaggia/penalizza oggi con la separazione della Gran Bretagna dal’Europa?

“Da europeista convinto, la Brexit mi ha procurato grande dispiacere, ma credo che gli effetti più negativi siano stati subiti dagli stessi inglesi, che hanno visto diminuire il volume degli scambi, il valore degli asset finanziari e penalizzare il cambio della sterlina. La Borsa italiana sta vivendo un momento di crisi, con l’abbandono già dichiarato di molte blue chips sia per strategie di delisting che per quotazioni su altri mercati. È un peccato perché l’istituzione è efficiente e funziona molto bene, con comparti quale quello obbligazionario di assoluta eccellenza. In passato con la Fondazione avevo cercato di organizzare una cordata di investitori che riportasse l’asset, strategico per il nostro mercato, sotto il controllo nazionale, ma purtroppo l’opposizione del management di allora di Borsa Italiana vanificò i nostri sforzi. Anche alla luce di quello che è successo dopo, è stato un vero peccato”.

Ti facciamo queste domande ai primi di agosto e pubblicheremo le risposte nella prima decade di settembre. Te la senti di ipotizzare chi tra il Toro o l’Orso prenderà il sopravvento?

“Normalmente il mese di agosto non riserva grandi sorprese, perché i volumi tendono a rarefarsi. Dopo i grandi risultati dell’anno scorso, gli investitori hanno passato un primo semestre molto negativo, oltre ogni previsione, per effetto sia dell’instabilità provocata dalle vicende belliche sia –  soprattutto – per le politiche monetarie restrittive poste in essere dalle banche centrali con finalità di controllo dell’inflazione. In un’ottica globale credo che il momento centrale arriverà con le elezioni USA di mid-term in autunno. Fino ad allora avremo grande volatilità, con oscillazioni anche forti, ma non vedo particolari rischi di crolli di sistema. I risultati dell’ultimo trimestre per le società sono stati in generale positivi, i timori di inflazione sembrano ora un po’ rientrati e anche la recessione sembra che sia stata già scontata sui prezzi del primo semestre. Sono moderatamente ottimista, ma nel sito consigliamo ancora prudenza: la nostra view è di sfruttare i rimbalzi per vendere limitando o azzerando le perdite, ma di aspettare a prendere nuove esposizioni importanti”.

Una caratteristica del tuo sito è quella di voler applicare modelli israeliani di intelligenza artificiale alla gestione dei titoli. Come cambia lo sviluppo tecnologico l’analisi dei prospetti finanziari?

“Sono molto convinto che la consulenza del futuro, oltre che sull’etica come dicevamo sopra, dovrà puntare molto sul supporto che l’intelligenza artificiale (AI) può fornire per le decisioni di investimento. Tuttavia il punto centrale sarà sempre la persona, con le sue caratteristiche individuali di competenze, propensioni, obiettivi e qualunque strumento non potrà che essere accessorio rispetto al fattore umano. La sostanza dell’analisi non cambierà, ma l’AI consentirà di elaborare e aggiornare continuamente una mole di informazioni, dati e tendenze fino ad ora impensabili. Sarebbe però un errore utilizzare in modo automatico e acritico le informazioni fornite dai motori di AI senza passare dalla valutazione personale del profilo dell’investitore”.

Per concludere l’economia italiana ha avuto un grande sviluppo nell’ultimo anno grazie alla fiducia nel Governo Draghi che di colpo è diventato passato. Con il rinnovo del Parlamento possiamo continuare a essere ottimisti o ci sarà una prevalenza degli scontri sociali fra ricchi e poveri che è tendenza che già è percettibile?

“Ho spesso sostenuto che non ci meritavamo Draghi e purtroppo avevo ragione. Il metodo di serietà, tenacia, organizzazione da noi è sempre stato meno importante dei personalismi, degli accordi sottobanco, delle approssimazioni e del consociativismo. Tuttavia continuo a essere ottimista, sia perché molti risultati del governo Draghi sono ormai acquisiti e difficilmente reversibili – come i progetti sul PNRR -, sia perché alla fine riusciamo sempre a venire fuori dalle situazioni anche più complesse”.

Duccio Rugani

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