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martedì, Dicembre 10, 2024

Il ritorno di Bircolotti non ci esalta

L’unica mossa data dallo starter aretino fu quella della carriera di Provenzano 2022. Ma 6 su dieci sono pronte al bis

Siamo per le seconde occasioni, ma il ritorno di Renato Bircolotti non ci esalta. Cinquantanove anni, di Castiglion Fiorentino, starter di grande fama, sicuramente “piacione”, personaggio dell’anno per il CorrArezzo, una volta in Piazza.

Ecco, è quella volta in Piazza che non ci dà l’entusiasmo di rivederlo. E’ il Palio di Provenzano 2022, vinto dal Drago e corso da sei contrade soltanto, esito cui giungemmo progressivamente – abbiamo riletto la nostra sintesi – in un crescendo di ridicolo che coinvolse anche lo stesso mossiere, di certo non unico responsabile, ma neanche scevro di responsabilità.

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Ma siccome c’è una chiara maggioranza di contrade che “sperimentarono” le mosse di Bircolotti e che oggi ricorrono – Chiocciola, Civetta, Istrice, Leocorno, Lupa e Valdimontone – supponiamo che non tarderà ad arrivare l’ordinanza di giunta che consacrerà Bircolotti mossiere per l’Assunta. Di certo il sindaco Nicoletta Fabio si troverà a concludere che i capitani giudicano più grave la caduta di fiducia verso Ambrosione oltrepassata la soglia del suo ventesimo Palio.

Una caduta di fiducia che potrebbe esser giustificata anche dalla sola posizione sulla rincorsa. Praticamente Ambrosione non era tornato a Siena che comunicava alla stampa che, con i capitani, aveva trovato un accordo sul maggior rispetto della rincorsa e… quattro, no anzi sei, giorni dopo, proprio la rincorsa, è l’esclusa anzitempo perché nei canapi neanche c’era di un’incollatura. E senza precedenti di richiami espliciti riguardanti l’invito reiterato alla rincorsa ad entrare. Ma di che si parla?

Chi se l’è presa ha la ragione dalla sua. Ambrosione, a scusante, dice “e se avessi dato buona la prima…” Lo stesso Bircolotti potrebbe dirlo della sua “quarta”, prima che quella carriera divenisse ad eliminazione. Ma i “se” non sono materia di bilanci, purtroppo.

Protagonista di entrambe queste mosse è stato Tempesta che si conferma fantino “non da rincorsa”. Incerto, dubbioso, in perenne attrito con Zenios, cavallo che chiedeva solo di galoppare e che lui ha voluto piegare alle proprie volontà, emulo della peggior tradizione di doma sarda, oggi desueta. Tutto il contrario della fragranza che emanava dall’Onda vincitrice dove Tabacco tornava per la terza volta, ma dove i precedenti non erano stati da cartolina; cura, attenzione, famiglia, intimità, cose giuste nel momento giusto, hanno uniformato una narrazione che passa soprattutto da Alessandra Vigliani e Carlo Sanna.

Nelle more della corsa, abbiamo detto anche noi che il rapporto con Ambrosione si era consumato. Poi, grazie alle analisi dell’ex assessore Benini e guardando il curriculum di Ambrosione, ci siamo andati più cauti. Nei suoi venti palii il cavaliere bresciano ha avuto bisogno di prender confidenza con le dinamiche della mossa e degli strumenti preposti, ma sembra aver sempre brillato per distacco, aspetto cui a Siena si dà valore assoluto. E anche il suo recente diniego non ci sembra tanto conseguenza del rifiuto di esser giudicato, quanto una restituzione di disponibilità alle autorità senesi. Insomma non ci sembra un rapporto rotto e chiuso.

In questi ultimi giorni, tra l’altro, chi guardava con più attenzione il mossiere Ambrosione si era fatto l’idea che, nonostante i suoi 65 anni ben portati, non stesse benissimo e che certe sue assenze e disattenzioni ne fossero conseguenza. Non pronunciare una parola in quella prova dove il fantino del Nicchio fa qualche esercizio di intimidazione è sembrato riduttivo, così come le cadute dei cavalli in batteria. Fosse vero, auguri Ambrosione, la salute è quella che più conta.

Certo, ora, Bircolotti non vorrà confermarsi meteora e sparire dopo un Palio soltanto. Ha le doti tecniche e professionali per approcciarsi al Palio con il giusto protagonismo; se non altro perché è sicuro sugli esiti che non vuol ripetere.

Sul ruolo di mossiere, infine, senza voler andare a cambiare nulla di particolare – riproponiamo un dibattito sull’art.65 che proprio dal Palio di Bircolotti originò -, vorremmo solo ricordare che le sue spalle devono sopportare solo la correttezza della mossa e i tempi della rincorsa. Non i tempi delle tv o della Festa, non l’ordine pubblico o le variazioni meteo. E che moltissima della sua autorità dipende da Comune e Contrade.

Per il primo soggetto va fatto l’esempio di mossieri grandissimi che lo sono stati in quanto il Comune ratificava con efficacia le loro richieste di sanzione. Ne avevo uno come bisnonno che non solo quando scendeva dal verrocchio era tanto alto (e cavalli e fantini tanto bassi…) che guardava negli occhi il fantino a cavallo, ma a fine Palio andava indisturbato a Palazzo e, il giorno dopo, le squalifiche erano affisse alla porta.

Per le seconde va detto che i loro accordi e partiti pluriennali potrebbero tener conto di comportamenti lesivi quali un fantino che danneggia un paio di contrade tra i canapi solo perché vuol raggiungere l’avversaria o una rincorsa che per migliorare le proprie chances fa scientemente “cuocere” le altre nove tra i canapi per lungo tempo. Quasi tutto legittimo ma un danneggiamento gratuito dovrebbe entrare nella tradizione paliesca, anziché esser dimenticato a ogni rinnovo di dirigenza. Anche questo è retaggio.

(Foto di Cristiana Mastacchi)

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