Mens Sana, chi non salta per il Caliani Project

Caliani project. Qualificherei l’annata della Mens Sana Basketball Academy con questo parametro per capirla correttamente. La maggior visione generale di Riccardo di una società che gioca a basket a Siena è legata ad indicatori di cui mantiene costantemente il controllo.

E che ne abbia titolo per farlo lo dimostra l’escalation di incarichi degli ultimi anni. Da addetto stampa a team manager, poi responsabile territoriale Fip e direttore marketing, oggi direttore generale di una sezione della Polisportiva che società autonoma per il momento aspira a diventarlo. Nel mezzo la fine della sua attività agonistica coronata da un titolo tricolore Uisp con i Lazzeroni’s Boys.

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Tutti incarichi che portano sempre di più un singolo ad essere solo con se stesso. E purtroppo per lui l’ascesa di responsabilità è stata inversamente proporzionale al “professionismo” che un ruolo del genere meriterebbe. Con la valigia in mano, forse, sarebbe ancora in qualche realtà del professionismo cestofilo, ma lui non l’ha fatto perché alla Mens Sana sente di dover risarcire un credito di gratitudine.

Unico del suo valore ad esser rimasto, non saremmo stupiti se due anni fa la Polisportiva non gli avesse chiesto garanzie preventive sul suo impegno, prima di riavviare un’esperienza di basket biancoverde agonistico. Così, siamo certi che si siano garantiti il dirigente che serviva. Anche se forse non gli hanno messo a disposizione tutti i poteri che a lui sono necessari.

Se infatti la tifoseria – di recente “starplanizzata” con il risultato di togliere un giocatore effettivo dal parquet – si rivolge a lui, e solo a lui… lui non è ancora l’interlocutore del basket biancoverde con la città. Lo surroga in questo la casa madre, la Polisportiva Mens Sana 1871, che sta recitando comunque un ruolo importante a livello “politico” in questa partita del basket, con Leonardo Tafani, suo buon mentore, che riavvicinatosi alle logiche del Palazzo con l’incarico al Train, è da questo privilegiato per capire quando e come sarà irrinviabile un intervento d’autorità sulla Mens Sana.


Qualcosa cuoce in un forno privato riguardo lo stesso futuro della Polisportiva che ormai è al secondo anno di proroga dei suoi organismi. Uniche dichiarazioni pubbliche certe quelle rilasciate dall’assessore allo Sport Paolo Benini al capo della redazione senese de La Nazione Pino Di Blasio il 5 maggio scorso.

Sunteggiando: “A ottobre scadrà la proroga sull’agibilità. Ci sono state tre riunioni tecniche in Comune, l’ingegner Montagnani si è assunto l’onere di una relazione dettagliata sullo stato dell’impianto. Non è messo male come pensavamo, potrebbero essere necessari lavori meno gravosi. Potrebbero bastare 700-800mila euro oppure poco più di un milione, dipende dai progetti. La Polisportiva Mens Sana deve pensare alla progettazione. Alle riunioni in Comune c’era il general manager Leonardo Tafani, tocca a loro pensare alla ristrutturazione e agli adeguamenti sismici indispensabili. Il Comune non ha titolo per intervenire. Nessuno si illuda che il Comune possa prendersi il Palasport (cfr. che tuttavia era ipotesi dichiarata da entrambi i candidati sindaci quando l’Assotifosi li intervistò prima del ballottaggio vinto da De Mossi). Noi possiamo solo agevolare i privati perché pensino a gestioni e strategie più efficienti e redditizie. Delle varie trattative (cfr. il Comune era stato centrale negli approcci), qualcuno è sparito, altri sono ancora in essere. Solo che il Covid ha chiaramente creato difficoltà di ogni natura. Le osservazioni sul piano operativo per quell’area sono al vaglio della Regione e saranno dirimenti per il Palasport. Sono previsti impianti sportivi, studentato, una cittadella dello sport strutturata che avrebbe le potenzialità per generare redditi. La Polisportiva potrà presentarsi in Comune con un progetto definito e un cronoprogramma dei lavori, dopo che il piano operativo passerà il vaglio della Regione”.


Riteniamo che nell’intervista citata ci sia stata molta intelligenza del collega Di Blasio e molta competenza dell’assessore Benini, purtroppo quella visione generale che vorremmo sempre avere è per ora ottenebrata. Il Comune si trincera sulla posizione equanime ed istituzionale che va bene, ma cui bisogna aggiungere un aspetto non indifferente: quello del consenso. La smania di grandezza che ancora aleggia intorno alla Mens Sana è ormai concentrata sul player “Comune di Siena” e quest’aspettativa si tradurrà in voti contrari o favorevoli quando il sindaco si impegnerà per farsi rieleggere.


Che significa quello “ottobre” che per noi è invece “fine dei campionati attuali” e che si traduce in ottobre solo se si considera che quello sarà il momento ultimo per avere pubblico al PalaEstra? Se non ci saranno ulteriori proroghe Covid a inizio estate il PalaEstra sarà precluso alla presenza di spettatori. Non solo per la Mens Sana Academy, ma anche per le squadre di serie A di volley e pallamano che danno alla Polisportiva un solido contributo per la gestione; e pubblico precluso anche ai ragazzi del basket, della ginnastica, dell’artistico che sognano le loro prestazioni viste, e non raccontate, da genitori e nonni.

Qualcosa sembra muoversi all’orizzonte, ed i recenti e numerosi incontri in Palazzo Pubblico lo dimostrano, ma per il momento siamo lontani dal classico “nero su bianco” che aprirebbe scenari molto più ottimistici sul futuro. Non solo del basket.


Su pubblico e ragazzi si concentra il Caliani Project e anche la sua speranza di riportare almeno in serie B la Mens Sana (massima aspirazione con l’attuale assetto di sezione ordinaria della Polisportiva) con un passetto alla volta. C’è una ricchezza quantificabile nel far rivivere quel ruggito che resta per ora silente nel Palasport: sponsor davvero interessabili, biglietti venduti, quote di tesseramento incassate e in prospettiva ritorno al positivo coi fondi Nas per la valorizzazione dei prospetti.

Con queste voci tutte a rischio, con solo una delle cinque squadre giovanili che ha iniziato a giocare – bravissima l’Under 15 però – mancano i presupposti di coinvolgimento, di continuità progettuale, di rifedelizzazione con i propri stakeholders.

Se questo progetto venisse discusso maggiormente dalla città, se quest’infinita attesa del peggio si arrestasse, allora si potrebbe veramente parlare di rinascita del basket mensanino. Servono assunzioni di responsabilità a qualunque livello perché quello che è stato ricostruito in due anni non è poco e perché le necessità vere oggi sono incomparabilmente ridotte rispetto al passato e ci si fa belli con poco.


E parliamo un po’ della stagione. Due anni fa siamo ripartiti, dalle fogne, dal campionato dal quale in pratica non si retrocede. Il Covid ha fermato una Mens Sana giovane come non mai, quand’era in testa sulle soglie dei play off. La promozione alla categoria superiore era già meritata. In tanti sugli spalti a divertirsi anche con percentuali del 25% al tiro.

A fine campionato c’è il pantano dell’indecisione, delle stesse istituzioni che non sanno cosa c’è oltre la porta, alla fine si propende per proiettare la Mens Sana non uno, ma due campionati avanti. C’è una squadra da fare, le nuove spese per protocolli medici e tamponi, un timore che i giovani non siano cresciuti – ma quant’è stata bella quella rimonta su Fucecchio con quattro baby in campo -, vecchie glorie da arruolare con l’incertezza sullo stato di ginocchi e caviglie, un budget nel quale spiccano costi fissi importanti, tra i quali il principale è il contributo al sostentamento del PalaEstra che, per quanto doveroso, tutto è tranne che un investimento per il futuro…

Pronti, via… ed è solo biancoverde. Finita l’andata arriva qualche delusione e Riccardo Caliani – qui si vede lo spessore di un capo – giunge quasi allo scontro coi tifosi, perché le reali pretese che lui valuta sono al di sotto del volere di un pubblico che è ancora cannibale (nel senso buono). Nella poule promozione si spegne la lampadina nonostante un rinforzo perugino: ci si batte con club che realmente investono sul vivaio e sono desiderosi di attribuirsi quel lignaggio che la Mens Sana ha come unica dote. Arriveremo a ridosso, solo a ridosso delle promosse; e questo non basta a Siena, anche se il “passetto” promesso verso la B è stato ottenuto in partenza e guadagnato sul parquet.

Ringrazio i ragazzi di P.F.Binella per le emozioni che ho vissuto anche quest’anno. E ripeto un concetto di cui sono stra-convinto, l’annata agonistica 2021 è a parte. Non può essere usata né per attribuire meriti né responsabilità. Quello che deve essere mnemonizzato in tempi di covid è che la Mens Sana resta una famiglia. E come una famiglia ha bisogno di certezze, non di promesse, per sfamarsi, mandare a scuola i figli, cavarsi lo sfizio di qualche lusso. E l’unica certezza è il Caliani Project che si sta attuando da due anni e che ha bisogno di garanti istituzionali e sociali per poter progredire. La famiglia ha bisogno d’affetto, non di chiacchiere e timori. Chi non salta è…

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