Non torneremo indietro al 2011

La Cardiochirurgia è uno dei reparti di maggior prestigio del Policlinico Universitario Santa Maria alle Scotte. Solo pochi giorni fa si è celebrato il felice esito dell’opera di una delle sue équipe chirurgiche, capace di realizzare un intervento che non ha precedenti al mondo.

Spigolando sul sito QSalute – https://www.qsalute.it/ – che si definisce il portale di riferimento sul mondo della salute e della sanità italiana, troviamo ogni genere di classifica per patologia, territorio e struttura. Alla Cardiochirurgia senese vengono attribuite da 4,8 a 5 stelle su 5.

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Ma c’è sempre un ma. Abbiamo appreso che la guida di questo reparto – affidata dal 2018 al dottor Gianfranco Montesi – è da anni, esattamente undici, cioè prima ancora della nomina appena citata, oggetto di contenzioso sia amministrativo che presso il giudice del lavoro. E più di recente, lo scorso 7 aprile, una sentenza del Tar toscano (463/2022) ha ventilato la nomina della Signora Prefetto, dott.ssa Maria Forte, o suo sostituto, in qualità di commissario ad acta per dare esecuzione alla sentenza stessa qualora non lo avesse fatto la Direzione Generale dell’Aous, ovvero, il cambio di direttore della cardiochirurgia. Inoltre, vengono riconosciute spese di giudizio in danno dell’Aous e della stessa Università degli Studi di Siena.

Il Prefetto di Siena dott.ssa Maria Forte (Foto sito Prefettura)

La sentenza citata è stata depositata con molti omissis a tutela della privacy dei soggetti interessati. Ma il tenore della medesima e le figure di molti patrocinanti la legano ad altre due sentenze – Tar Toscana 411/2020 del 10-4-2020 e Consiglio di Stato 8208/2020 del 22/12/2020 – che sostanzialmente trattano la medesima questione e sono favorevoli alla parte attrice contro l’AOUS.

L’AOUS in presenza di figure presenti in organico, con i requisiti per la direzione, non avrebbe dovuto bandire un concorso per la copertura dell’incarico, ma riconoscere la qualifica di chi già era presente.

Nella calura pre-estiva, il professor Antonio Barretta, direttore generale dell’Aous, ci ha concesso gentilmente il tempo necessario per un chiarimento.

“Fatemi intanto precisare – ci dice – che si sta discutendo di un provvedimento non definitivo e che la nostra azienda opera e opererà sempre nella legittimità. Avverso la sentenza del Tar, l’Aous si è appellata alla giurisdizione superiore, il Consiglio di Stato, che presumibilmente si pronuncerà nel prossimo ottobre e, nel frattempo, ha concesso sospensiva di quanto sentenziato dal Tar di Firenze”.

Per esprimersi sulla questione, il professor Barretta deve partire da molto indietro e soprattutto da fatti e impostazioni che ha dovuto conoscere dopo il suo arrivo alla direzione, nel gennaio di un anno fa. “Sì, è così. Io sono sempre per guardare avanti, ma qui bisogna ricordare che i fatti risalgono al 2011 quando alla guida dell’Aous c’era il dottor Paolo Morello Marchese. A quei tempi il reparto di Cardiochirugia era notevolmente al di sotto degli standard previsti dalla programmazione regionale che prevede si raggiungano le 800 prestazioni annue (NDR – obiettivi poi ulteriormente precisati dal DM Salute-Mef 70/2015 – https://www.camera.it/temiap/2016/09/23/OCD177-2353.pdf). Nel 2009 furono 296, l’anno dopo 166 e nel 2011 addirittura 142”.

Fatta una pausa, Barretta ricorda che quando si procede a riorganizzazioni – e la casistica in quel caso lo richiedeva – non è raro che tra le conseguenze ci siano reazioni opposte che in quell’occasione videro coinvolto prima il giudice del lavoro (con esito favorevole all’Aous) poi quello amministrativo con gli esiti sopra descritti.

“Con il senno del poi – continua il direttore generale Aous -, probabilmente l’Aous avrebbe dovuto procedere alla riorganizzazione chiarendo fino in fondo i motivi della stessa, argomentandoli negli atti e corredandoli dei dati sull’attività.  Se fosse stato fatto, forse, non saremmo arrivati ad alcune sentenze avverse all’AOUS”.

“Di seguito – continua – vorrei aggiungere che in base alla normativa 517/1999 che disciplina il rapporto fra strutture ospedaliere e Università convenzionate, era facoltà dell’Aous di attribuire una struttura o un programma al docente ricorrente, come di fatto è avvenuto per quest’ultima previsione. E infine l’Azienda è convinta che questa recente sentenza, a noi sfavorevole ma non ancora definitiva, intervenga a ledere l’autonomia gestionale che ci è riconosciuta per legge”.

L’insediamento del dottor Montesi (al centro) nel luglio 2018 (Foto Aous)

Su quest’autonomia gestionale, Barretta insiste molto: “Siamo qui per fare il bene superiore dei pazienti. Non posso accettare di tornare indietro al 2011 senza prima chiarire, in tutte le sedi, che l’azienda ha sempre operato nella legittimità”.

Questo maggior interesse dei pazienti, ce lo illustra con le cifre. “Il direttore Montesi è qui dal giugno 2018, e quello stesso anno le prestazioni realizzate furono 604, l’anno successivo 651; ometto gli anni più recenti perché sono stati quelli del Covid. C’è poi un altro parametro che è quello dell’incidenza media del DRG, per capirsi il coefficiente di difficoltà delle prestazioni: nel 2016 e 2017 erano stati 3,53 e 3,82, mentre nel 2019 4,32, nel 2020 4,31, nel 2021 4,68 e nel 2022 4,39. Infine un ultimo parametro che è quello che misura l’attrattività rispetto alla popolazione del bacino territoriale su cui abbiamo competenza: in precedenza oltre il 50% dei nostri potenziali assistiti preferivano ospedali fuori dall’area vasta ed ora questo dato si è ridotto del 15%. Nello stesso periodo si è incrementata da 13-14 a 20-22 l’attività trapiantologica della struttura”.

Lo sguardo allargato sulla Cardiochirurgia porta il professor Barretta a riferirci infine che l’Aous sta investendo con UniSi in un piano triennale per rafforzare la Cardiochirurgia con la pianificazione di un reclutamento di docenti e innesti professionali che assicuri il ricambio generazionale ben prima del momento in cui la necessità lo renderà urgente e irrinviabile.

Il professor Antonio Barretta, attuale direttore generale dell’Aous

Stante le carte e le mappe aperte sul tavolo del direttore generale chiudiamo la visita con un colpo d’occhio e una domanda scontata su cosa cambierà a breve al Santa Maria delle Scotte, nonché sui finanziamenti ottenibili e ottenuti nel corso della sua gestione. “Abbiamo avuto disponibilità – ci dice – di 9 milioni per l’acquisto di attrezzature ospedaliere e di 7 per le grandi attrezzature. A queste si stanno aggiungendo i 35 milioni dal Pnrr per il così detto lotto volano”.

Per capire cos’è il lotto volano bisogna fare un passo indietro. La piccola città ospedaliera delle Scotte è stata costruita e allestita prima delle nuove normative in tema di antisismica e prevenzione incendi. Le opere da porre in essere sono lunghe e molteplici, a cominciare dal blocco della Chirurgia generale già finanziato per 12 milioni e comporteranno la migrazione temporanea di interi reparti. Il sito individuato per accogliere temporaneamente questi reparti è la palazzina oggi utilizzata da farmacia e magazzino che per primi dovranno essere riallocati. Quindi il progetto è il seguente: la farmacia troverà posto al Centro Didattico, acquisito per 12 milioni dall’Università e che sarà utilizzabile per la farmacia da subito e interamente dal 2027, il magazzino verrà allocato in edifici limitrofi in affitto da collegare funzionalmente alle Scotte, prima di trovare definitiva collocazione nel plesso dell’ex inceneritore. A questo punto, riallestita la “palazzina svuotata” inizieranno a migrare i reparti e inizieranno i lavori di ristrutturazione e aggiornamento nelle loro collocazioni originali.

L’evento di Siena Post dello scorso 25 marzo con l’Assessore regionale alla Salute Simone Bezzini

Lasciamo il professor Barretta, ringraziandolo per il tempo concesso, in attesa del prossimo finanziamento che dovrebbe ammontare a 42 milioni in base al così detto articolo 20. Ce lo anticipò l’assessore regionale Simone Bezzini nel suo intervento all’evento di SienaPost lo scorso 25 marzo – Siena, il futuro passa da Sanità e Scienze della vita – SienaPost -, ricordandoci anche che l’iter Stato-Regioni, Mef e quant’altro non risulta essere proprio quello più veloce.

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