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venerdì, Aprile 26, 2024

Un forno che non mette d’accordo i vivi

Forno crematorio. Il dibattito aperto da Eugenio Neri sulla propria pagina facebook, e ripreso da numerosi post compreso Roberto Beligni si presta a qualche considerazione.

https://www.facebook.com/plugins/post.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Feugenio.neri.142%2Fposts%2F599372217888527&show_text

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Entrambi, Neri e Beligni, favorevoli alla cremazione post mortem. Il primo ritiene sbagliata la collocazione dell’impianto, perché troppo vicino all’abitato – un’industria in  città – comunque sovradimensionato per Siena poiché è programmato per “un’attrazione” interprovinciale. Il secondo ritiene semplicemente che l’impianto viene fatto dove è sempre stato (cioè al cimitero del Laterino), che le autorizzazioni sono state concesse, che chi doveva e deve fare ha fatto e farà.

E che riaprire la discussione significherebbe lasciare Siena senza risposta e quindi – aggiungiamo noi – obbligare i senesi al “pendolarismo del caro estinto” che vuole cremarsi.

Che dire? Da che parte stare? Non mi aiuta neppure la scelta in termini di amicizia. Come spesso, erroneamente,  si usa fare. Una scorciatoia che non posso prendere. Mi considero amico di entrambi e ho più di un attestato che anche loro mi considerino tale.

E allora? bisogna ragionare, probabilmente discutere. Per farlo però ci vorrebbero carte che sicuramente ci sono ma che io non ho. Conoscenze tecniche che ci sono ma non sono le mie.

Neri, e immagino altri, aspettano i risultati dell’esposto alla magistratura. Ma dubito che anche il Magistrato le abbia, le risposte. Avrà bisogno di tempo? Avrà bisogno di una o più perizie.

E qualcun’altro – l’ente appaltante? La ditta realizzatrice? – avrà diritto a propria volta di produrre una perizia di parte. Così come dovranno o potranno fare i cittadini se si riuniranno eventualmente in comitato come ha proposto Neri e più di un intervenuto sotto al suo post.

Un corto circuito? Un tipico corto circuito italiano. Oppure no? Vedremo.

Semplicemente, ci viene da dire, qualcosa è stata data per scontata… E’ “roba” che richiede qualcosa di più di scartoffie tecniche, adempimenti burocratici. Richiede informazione, comunicazione, percorsi partecipativi. Altrimenti le parole cittadini, cittadinanza, consenso, partecipazione rimbalzano come in un ping-pong.

La democrazia è un esercizio difficile. Richiede pazienza e soprattutto il “vuoto” ideologico, di evitare il “partito preso”, di dichiarare – come correttamente ha fatto Beligni – il “conflitto di interessi”, ammesso che il suo lo sia.

A collocazione confermata, gara espletata, dimensionamento deciso, tecnologia scelta, lavori iniziati, tutto diventa più difficile. Resta la magistratura? Troppo e tanto.

Probabilmente occorrerebbe recuperare in trasparenza e nella predisposizione di un protocollo di verifiche che rassicurino i cittadini. Trovare insomma le ragioni – le garanzie – per la convivenza.

Certo non può essere un tema da lasciare ai post di un qualche social. Forse è tardi. Ma c’è sempre il vecchio adagio che non lo è mai troppo…

Siena ha diritto a un nuovo inceneritore, per onorare le volontà dei morti, che sia sicuro per la incolumità dei vivi.

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