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lunedì, Maggio 6, 2024

Una Mens Sana a trazione Frati

L’arrivo del Presidente coincide con il cambio di marcia dei biancoverdi. Annunciato l’obbiettivo di stagione

Si sa come vanno le cose a Siena. In un momento in cui la Mens Sana Basket è precipitata al quarto posto nella graduatoria agonistica del territorio, ciascuno costruisce la propria nuova rendita di posizione. E chi chiede un ritorno del gran basket al PalaSclavo viene “sbollito” indicando subito che ci sono altre realtà da cui iniziare a costruire. Anche lasciando Luigi Brugnaro dov’è.

In un momento in cui la città è distratta dall’elezione del nuovo sindaco, sommesso, arriva un suono inatteso. Il basket diverrà autonomo. Lo chiamano spin-off, ma in realtà non è tale. In Polisportiva la preoccupazione era che, per quanto in povertà, la sezione Basket grazie agli abbonamenti, al pubblico pagante e alle promozioni trovate portava i ricavi al di là dei limiti previsti dalla Legge 398/91, ridefiniti dalla Legge Stabilità 2017.

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Sulla base di un “sentiment”, fatto di emotività contrastata, che meriterebbe lunghe sedute dall’analista, la giunta di viale Sclavo decide il distacco immediato con appena il tempo di iscrivere la “nuova cosa” nelle sedi federali. Il trapasso è comunque rischioso anche per la Polisportiva che, oltre l’entusiasmo del socio privato Unico che prende il 15% e partecipa all’atto costitutivo della Mens Sana Basketball Ssd a R.L., è costretta a trattenersi, prospettando capitalizzazioni di servizi, il restante 85% e il rischio di assumersi perdite onerose in caso di default.

Quindi il primo mattone è la fretta istituzionale, il secondo è la carenza di liquidità, il terzo è una tifoseria demoralizzata che neanche si riunisce per una bicchierata al cinquantenario della prima promozione in A, il quarto è il tergiversare della giunta comunale, appena eletta, che pensa di avere un tempo – che invece non ha – per affrontare la magagna del campo da gioco. Non c’è che dire… Fondamenta di primo livello!!!

Arriva a questo punto un altro suono. Squillante. Sarà Francesco Frati, il professore degli insetti, l’accademico, l’ex magnifico rettore, quell’uomo che sia centrosinistra che centrodestra volevano candidare a sindaco, ad assumere la carica di presidente della nuova Mens Sana. Avete presente un pezzetto del puzzle che nessuno riesce a collocare? Preciso. Ma che c’avrà visto? O che stanno facendo? O dove andranno? Ma se rifanno la vera Mens Sana io che faccio?

Emozionatissimi: il “Pres” rivaleggia con Marco Crespi per chi è più “colpito al cuore”

Praticamente, Presidente, tu prima ancora di uscir di casa, avevi con la tua accettazione garantito a Caliani, e a chi lo stava aiutando, la tranquillità di lavorare senza la concorrenza delle malelingue che la scorsa estate c’erano, e in numero discreto. Ma tu che c’hai visto davvero in questa nuova Mens Sana?

“Un’altra porta di casa. Il Palazzo ho cominciato a frequentarlo a sei anni e in esso ho giocato fino a diciotto. Poi ho continuato a frequentarlo come tifoso, lì ho conosciuto mia moglie e manca poco ci morivo… Cosa successe? Serve proprio ricordarlo? Una partita fra amici cinquantenni – era il 2015 i giornali ne scrissero -, dove l’agonismo era tale e quale a quello di adolescenti, mentre la forma fisica lasciava a desiderare. Meno male per me che il Palazzo fosse già stato dotato di defibrillatore. Insomma, questo ambiente mi ha fatto divertire da piccolo e mi ha salvato la vita da grande: come posso non esserci affezionato?”

“E poi – continua l’ex rettore di UniSi – diventare presidente mi avrebbe portato accanto a due veri amici come Riccardo Caliani e PierFrancesco Binella, persone alle quali ero, e sono, molto legato e che mi faceva piacere aiutare ad andare avanti dopo tutto quello che avevano fatto per far ripartire la sezione basket della Polisportiva”.

Presidente sei un uomo che indubbiamente ha conosciuto e conosce il “Potere”, la Mens Sana Basket è stata a lungo un “centro di potere”… E’ un sillogismo che si può chiudere?

“Certo che no, anzi mi deludi se mi fai queste domande. Il Rettore l’ho fatto per spirito di servizio con l’intento di rendermi utile per la mia comunità. A dire il vero è stato un incarico che mi ha fatto divertire ed entusiasmare. Io non ambisco a personalismi del ruolo o avere gratificazioni o godimento dall’esercitare un potere. E non l’ho mai fatto. Con eguale spirito di servizio sono arrivato alla Mens Sana – che non è certo quella società d’altri tempi anche crocevia per economia e politica – con il bisogno primario di restituire con gratitudine quello che finora avevo avuto dal biancoverde. Quello a cui aspiro è che la Mens Sana torni ad essere un luogo dove la gente viene e si diverte; e che per i ragazzi sia un punto di riferimento privilegiato tra i sei ed i 18 anni”.

Assente quindici anni da Siena capisco che mi sono perso l’esplosione sociale e come cattedratico di Francesco Frati, personaggio ricco che solo ora comincio a conoscere. Non è Rodomonte né Mazzarino, per lo strano gioco delle correlazioni lo avvicino a Willy Brandt. E’ senz’altro persona che limiterebbe al Palio il gioco dei risentimenti e intavolerebbe percorsi di collaborazione in tutte le altre manifestazioni di lavoro o svago. Approccia le questioni con metodo. La vita gli ha regalato gioie e sofferenze; di certo tra le sue preoccupazioni c’è quella di non esporre gli altri alle seconde. Alla Mens Sana sta lavorando in équipe e intorno a lui si addensa gente del fare. Noi però vogliamo chiudere la parentesi sul “potere”…

A Siena ci sono poteri conclamati che sono innocui e poteri negati – come quello della Mens Sana oggi – che invece da qualche parte arrivano. Giusto utilizzarli a beneficio della Mens Sana?

“Giusto impiegare le nostre forze per convincere tutti, le istituzioni in primis, dell’enorme patrimonio sociale che rappresenta la Mens Sana. Lo era quella che andava in 8 mila al Palasport, lo è questa che fa mille persone e realizza un’emozione unica come la serata dei piccoli contradaioli. Tutte le squadre sono chiaramente un patrimonio, ma la Mens Sana lo è in assoluto. Questo va affermato con determinazione e con gli argomenti giusti. Che sono… una società che ha e trasmette principi sani, che riesce ad intercettare tantissime persone e che ha un brand che, sebbene bistrattato a livello nazionale, continua ad esercitare una grandissima attrattività a livello internazionale. Aver avuto un invito speciale per partecipare a Vilnius alla finalissima EYBL ne è un esempio chiarissimo”.

Ma se la Mens Sana è così tanto, perché non è stata sponsorizzata dall’Università quando sei stato rettore?

“Ringrazio sempre i giornalisti per le loro domande, ma oggi… mi metti alla prova. Comunque l’argomento è già stato toccato. L’Università, soprattutto pubblica, deve fare il suo mestiere. Che è rappresentato dalla didattica, dalla ricerca, dal supporto alla crescita di competenze. Per le Università private la cosa è diversa; lo sta dimostrando la Luiss ad esempio: named sponsor a Roma. Per UniSi poi non c’erano comunque le condizioni vista la proprietà diretta di una squadra e soprattutto per il risanamento in atto. Pur tuttavia l’Università può esser presente in altri modi, cioè offrirsi per un percorso di studio dei giocatori più giovani. L’ultimo fulgido esempio è stato con Marco Menconi che continuiamo a incoraggiare e seguire tuttoggi; oppure l’Università può contribuire a realizzare percorsi come quello che qualche anno fa portò l’iniziativa del Siena College di New York qui da noi”.

Qual è la base sociale della Mens Sana Basketball?

“Al momento è sempre quella di costituzione con la Polisportiva all’85% e la società Unico di Ridolfi al 15%. E’ chiaramente pacifica, ma da formalizzare, l’adesione dell’Associazione Io Tifo Mens Sana che riceverà un consigliere per la sua meritoria funzione. Non è escluso che al momento in cui arriveremo a formalizzare tutto questo, sarà anche possibile far entrare altri soci”.

La Polisportiva già ai tempi della “Basket 1871” aveva definito nel 10% il massimo della sua intenzione di esporsi. Non credi che stia per partire un conto alla rovescia per realizzare il proponimento del socio di maggioranza?

“Mettiamola in questi termini. Intanto lasciatemi sottolineare i meriti della Polisportiva nell’aver fatto ripartire il basket mensanino a Siena. E sì, forse il conto alla rovescia è giusto che scatti. Prediligo la fluidità e quindi non è mio costume fare programmi condizionanti, ma penso che se quanto prima riusciremo a coinvolgere nuovi investitori, la Polisportiva non avrà difficoltà a scendere al di sotto della maggioranza assoluta”.

Abbiamo parafrasato “Pretty Woman” l’altro giorno, dicendo che, ottenuta la salvezza, alla Mens Sana resta solo il sogno. E’ così? Non avete più obbiettivi di crescita in questa stagione?

“Avevamo un traguardo-obbiettivo? Sinceramente non ricordo. Avevamo di certo un non traguardo, quello di evitare di essere invischiati sotto il quarto posto. Ai ragazzi quest’anno ho parlato solo due volte in maniera solenne e in entrambi i casi ho chiesto loro di farsi ispirare dal Palazzo e dal suo pubblico. La prima volta ho detto ai quattro senatori – Pannini, Tognazzi, Sabia e Iozzi – di portare nello spogliatoio lo stesso spirito di un anno fa. Che era uno spirito che mi piaceva; agli altri, lo ripeto, ho detto di alzare gli occhi agli otto scudetti e a tutto il resto del nostro palmares e di sentirsene degni. La seconda volta era la cena per gli auguri di Natale, insieme a duecento tifosi all’indomani della sconfitta con la Sancat: anche qui ho chiesto loro di scendere in campo con la stessa passione che hanno i nostri tifosi a giro sugli spalti di mezza Toscana. Oggi la fiducia nelle nostre possibilità è molto alta, il nostro obbiettivo è giocare volta per volta, divertendosi ed aiutando chi è in difficoltà”.

C’è qualcosa a tuo pensiero che spiega la crescita della Mens Sana come società e come squadra?

“La coesione interna e la solidità morale sono sotto gli occhi di tutti. Noi abbiamo giocatori che abbiamo reso partecipi del nostro percorso di crescita e che brillano per lo spessore umano ancor prima di quello sportivo. E la cosa che mi fa piacere è che quando scendono in campo gli avversari sentono la forza di questa loro armatura”.

Presidente, un altro paio di interviste e verremo conquistati dal tuo buonismo. Chiudiamo chiedendoti “soltanto” le risposte alle domande che non ti abbiamo fatto…

“Mi viene in mente… E se? Che succede se in un gioco dove la palla esce e la palla entra, talvolta dispettosa come noi mai, smettiamo di vincere? Finora, come hai detto anche te, le cose ci sono andate bene… Per quel momento, che sicuramente verrà, conto di aver potuto costruire dentro e intorno alla Società un ambiente sano e coeso. Serenità e attaccamento dovranno esserci tra i tifosi per la squadra e da parte dei giocatori verso quella collettività che hanno l’onore di rappresentare”.

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